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Dal passamontagna alla "lupara bianca": tutte le sparate di Grillo

La frase di ieri rivolta alla piazza grillina è soltanto l'ultimo impazzimento generale di un comico/leader politico che è ormai da anni che ha intrapreso una deriva pericolosissima

Dal passamontagna alla "lupara bianca": tutte le sparate di Grillo

"Fate le brigate di cittadinanza e reagite mettendo il passamontagna. Mettete a posto i marciapiedi, le aiuole e i tombini, reagite, fate il lavoro e scappate". Il delirio di Beppe Grillo di ieri sera, sul palco di Largo Corrado Ricci a Roma, è soltanto l'ultimo di una lunghissima serie di istigazioni all'illegalità. Del resto, in una manifestazione assolutamente priva di pathos come quella organizzata dal Movimento 5 Stelle per protestare contro le politiche del governo sul lavoro, mancava giusto quel coup de theatre da fare infiammare la piazza grillina, nonché un intero fine settimana politico caratterizzato da aspre polemiche proprio in merito a queste sue parole. Qualcuno ha parlato di battuta, di provocazione: ma resta il fatto che è da decenni che Grillo fa un enorme fatica a comprendere la differenza che il senso di un messaggio può assumere a seconda del fatto che venga pronunciato da un comico o che venga fatto da un leader politico.

Un confine molto labile, ma al quale non bisogna impiegarci meno attenzione. Glielo aveva ricordato Vauro Senesi (non certo tacciabile di essere un filo-meloniano, filo-leghista o filo-forzista) qualche anno fa. Successe infatti che nell'aprile 2014 che il blog di Grillo riscrisse Primo Levi, prendendo a prestito la poesia che fa da incipit al libro Se questo è un uomo (capolavoro letterario scritto nel 1947 che rappresenta una testimonianza forte e tragica della sua esperienza nel lager). Dopo averla trasformata e stravolta, la usò per attaccare Napolitano, il governo Renzi, la sinistra e il patto Pd-Berlusconi sulle riforme. A corredo, una foto simbolo - modificata anche questa - dell'ingresso di Auschwitz. La scritta piazzata in alto, però, non è la tristemente nota "Arbeit Macht Frei" ("Il lavoro rende liberi") posta sopra il cancello di entrata del campo di concentramento nazista, ma "P2 Macht Frei".

Il putiferio di polemiche si scatenò in un battibaleno. Vauro commentò la vicenda così: "La differenza tra me e Grillo è che io sono soltanto un vignettista. Non sono una figura ambigua. Non sono in quella terra di nessuno tra il capopopolo e il vignettista. Quindi, quando io uso quel linguaggio, lo uso nel contesto che gli è consono: quello della satira. Lo stesso linguaggio, avulso da quel contesto e usato da un palco politico da una persona che rappresenta il 25% dell'elettorato italiano, non ha lo stesso impatto. Perde il significato e ne acquista un altro. Ed è un significato grave".

Il refrain delle "Brigate" e l'invito alle forze dell'ordine

Ed è in questo equivoco che Grillo ci è spesso cascato pienamente. Già nello scorso ottobre aveva utilizzato lo stesso identico concetto di sabato scorso: "Oggi, i percettori del reddito di cittadinanza sono circa 3 milioni, molti dei quali con competenze che vorrebbero mettere a disposizione della comunità […]. Per questo chiamo a rapporto le Brigate di Cittadinanza, cittadini volenterosi che vogliano offrire il loro operato 'illegalmente' per aiutare la comunità in cui vivono, con lavori e opere di bene nel proprio quartiere o nel proprio paese, perché servire la comunità è un dovere ma anche e soprattutto un diritto di ognuno".

Per poi concludere: "Brigatisti di Cittadinanza, abbiamo bisogno di voi! Abbiamo bisogno della vostra abilità e della vostra partecipazione! L'iniziativa delle Brigate di Cittadinanza giova gravemente alla Comunità. Autorizzazione Ministeriale Non Richiesta", conclude il cofondatore del M5S. nella bufera che si scatenò, le parole più dure furono utilizzare da Igor Iezzi, della Lega: "Se non è istigazione al terrorismo, poco ci manca. In ogni caso, delle due l'una: o Grillo ignora la storia più recente che ha imbrattato di sangue il nostro Paese durante gli Anni di piombo o il fondatore del M5S è diventato completamente matto. Le sue parole restano comunque di una gravità inaudita".

Nel dicembre 2013, nel vortice della protesta dei Forconi, il fondatore del Movimento 5 stelle invitò tutte le forze dell'ordine a disobbedire alle leggi e alle proprie prerogative rivolgendosi a loro così: "Vi chiedo di non proteggere più questa classe politica che ha portato l'Italia allo sfacelo, di non scortarli con le loro macchine blu o al supermercato, di non schierarsi davanti ai palazzi del potere infangati dalla corruzione e dal malaffare". All'epoca qualcuno ricordò che il nostro Codice Penale, all'articolo 266, punisce con la reclusione fino a 5 anni chi "istiga i militari a disobbedire alle leggi o a violare il giuramento dato o i doveri della disciplina militare o altri doveri inerenti al proprio stato, ovvero fa a militari l'apologia di fatti contrari alle leggi, al giuramento, alla disciplina o ad altri doveri militari". Ma non se ne fece mai niente.

Il sessismo di Grillo in tutte le sue forme

A proposito di istigazione (voluta o non voluta che sia), è sull’ampio tema del sessismo quello in cui Beppe Grillo è inciampato più volte. Celebre il post contro l'allora presidente della Camera, Laura Boldrini, nel febbraio 2014: "Cosa succederebbe se ti trovassi la Boldrini in macchina?". Il video ritrae un ragazzo alla guida di una vettura con una sagoma della Boldrini accanto. Moltissimi furono, tra i commenti, gli insulti (spesso a sfondo sessuale) e i suggerimenti alla violenza da parte dei seguaci di Grillo. Nel gennaio 2016, andò in tendenza anche l'hashtag #boschidovesei, nell'ambito degli attacchi a Maria Elena Boschi relativi alla vicenda di Banca Etruria, che fu lanciato in rete dal comico genovese con un retweet sessista: "#Boschidovesei in tangenziale con la Pina", in riferimento alla Picerno.

Che dire, poi, dell'attacco in video contro la ragazza che aveva denunciato Ciro Grillo, figlio di Beppe, per violenza sessuale. L'attore lo difese dalle accuse per cui si trova adesso sotto processo a Tempio Pausania: "Una persona che viene stuprata la mattina, al pomeriggio va in kitesurf e dopo otto giorni fa la denuncia… Vi è sembrato strano. Bene, è strano. Se non avete arrestato mio figlio, arrestate me perché ci vado io in galera". La sua spiegazione è quindi molto semplice: se una donna sporge denuncia otto giorni dopo un (presunto) stupro subìto - e non immediatamente - allora c'è qualcosa che per forza non quadra. Questo diventa il suo pericolosissimo messaggio nei confronti delle vittime. "Vi siete resi conto che non è vero niente che c'è stato lo stupro".

Nel febbraio 2017, poi, Grillo insultò i trans: "Sono donne col belino o uomini che parlano tanto". Intervistata pochi giorni dopo, la portuale trans Valentina Canepa, di Genova, commenterà quelle parole in questo modo: "Quella frase è un incitamento all'odio: ritengo che sia giunto il momento di dire le cose come stanno sul Movimento Cinque Stelle. Denigrare, irridere, schernire persone, per di più fragili, é razzismo. Simili affermazioni dovrebbero finire al vaglio della magistratura. Grillo colpisce persone che affrontano un percorso faticoso e difficile, e combattono ogni giorno contro i pregiudizi e l'emarginazione".

Quel "Vaffa" nato più di 30 anni fa

Per un Movimento nato sotto i cori del "Vaffa", l'insulto e l'incitamento all'odio o al'’illegalità (spesso con il rischio che si tramuti in violenza) diventa quasi una regola di casa. Prima di quel V-Day del 2007, c'è da ricordare che in realtà i primissimi inviti a mandare a quel paese le persone che stavano sulle scatole risalgono almeno al 1992, quando si buttò sul teatro dopo l'addio alla Rai. Sul palcoscenico, in quei primissimi spettacoli irriverenti, si faceva telefonare dal pubblico e faceva telefonate a personaggi famosi, coinvolgendo la platea in un liberatorio gioco di insulti e corali improperi, che terminavano sempre con un "Fa**ulo!". Quelli erano gli anni in cui Grillo si presentava davanti al Consiglio di Amministrazione della STET (la futura Telecom Italia) definendolo un'"associazione a delinquere di stampo telefonico".

Sempre a proposito di tecnologie, nel 2006 va in scena con il suo tour di Incantesimi, dove si dice orgoglioso di avere difeso da Rupert Murdoch un ragazzo bergamasco che era finito indagato per avere messo in rete un sito dove mostrava tutte le partite di Serie A in maniera gratuita: "Perché la conoscenza deve viaggiare libera. Basta con i copyright e con i diritti di autore". Ma è sulla criminalità organizzata che Beppe Grillo va particolarmente forte: per fare fronte comune per votare No al referendum sulla riforma costituzionale di Renzi, il leader pentastellato mette in cittadini in guardia: quelli per il Sì sono "dei serial killer, persone che vogliono attentare alla vita dei nostri figli tra 20 anni". Poco prima delle Regionali in Sicilia nel 2012, andò proprio di matto: "La mafia non ha mai strangolato le proprie vittime, i propri clienti: si limita a prendere il pizzo. Ma qua vediamo un'altra mafia che strangola la propria vittima".

Anche Conte si è fatto prendere la mano

Parole di una gravità inaudita, che forse riescono a essere superate da queste, recapitate a Renzi pochi giorni prima delle Europee del 2014: "Prevenire è meglio che curare. La lupara bianca attende Renzi che in fondo è uno smargiasso, un fanfarone, quello che si vede quando apre bocca, ma va avvertito, è un essere umano anche lui. Il Sistema assume i suoi uomini a progetto, se ci riescono, bene, altrimenti vengono fatti scomparire nel nulla. Come per la mafia. Lupara bianca. Renzi è stato assunto a progetto per vincere le elezioni europee che perderà". E poi, l'ultima frase, la più inquietante: "Chi fallisce il progetto paga con la lupara bianca. Renzi stai all'occhio, anzi stai sereno".

Non è probabilmente un caso se, sulla scia di questi messaggi deliranti, anche Giuseppe Conte (solitamente attento a un linguaggio politico più consono) si sia lasciato sfuggire parole choc sempre contro il leader di Italia Viva: "Renzi venga senza scorta a parlare con i cittadini a parlare ed esporre le sue idee. Dica che in Italia non serve un sistema di protezione sociale. Venga a dirlo e non si nasconda". Una frase che a molti è sembrata ambigua e vagamente minatoria al termine di una campagna elettorale per le Politiche del 2022 che è stata a tratti esasperata.

E per fortuna che, secondo certi intellettuali, chi farebbe aumentare odio e tensione dovrebbe essere di destra.

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