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Meloni apre al nucleare pulito. E poi cita Oppenheimer: "Possiamo dare al mondo un futuro migliore"

Il capo del governo è intervenuta all'evento "La scienza al centro dello Stato" e nel suo discorso ha ribadito quanto sia importante restare al passo con le nuove sfide

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Giorgia Meloni è intervenuta alla chiusura della prima sessione dell'evento "La scienza al centro dello Stato", promosso dalla Italian scientists association (Isa) nella sala Angiolillo di Palazzo Wedekind. Il presidente del Consiglio ha parlato delle sfide della scienza per il nostro Paese, che passano anche dalla ricerca nel campo dell'energia e dalla formazione di una nuova classe di esperti. Ma c'è l'intelligenza artificiale al centro del suo discorso, perché alla luce degli sviluppi di queste nuove tecnologie "l'uomo rischia di non essere più al centro". Questo è un tema al quale il premier tiene particolarmente e che occuperà uno spazio importante anche durante il G7 che, quest'anno, è presieduto dal nostro Paese.

"Non tutto ciò che è tecnicamente possibile è eticamente lecito", ha detto il premier, citando un intervento di Papa Francesco che spiega in che modo la scienza ha bisogno di porsi dei limiti per svilupparsi. Ma non è l'unica citazione fatta da Meloni, che nel suo intervento ha voluto inserire anche Robert Oppenheimer, uno dei componenti del "progetto Manhattan" per lo sviluppo della bomba atomica. "In un film recente, dedicato alla vita di Oppenheimer, uno dei padri della bomba atomica ci sono molti temi di cui discutiamo oggi, questioni che attraversano la vita di ogni scienziato: l'ambizione della conoscenza ma anche gli interrogativi sull'uso del potere che da quella conoscenza può derivare e l'angoscia di quella responsabilità che inevitabilmente la conoscenza porta con sé", ha dichiarato il premier. Ma questi, ha sottolineato, sono problemi "che lo scienziato non può e non deve affrontare da solo, ma insieme a chi ha la responsabilità delle scelte che è la politica".

Politica e scienza non possono considerarsi come entità distaccate e disunite ma sono due volti di una stessa medaglia che devono necessariamente operare l'uno di supporto all'altro. Il tutto guidato dall'ambizione, intesa come slancio verso qualcosa di migliore e di più evoluto per il pianeta e la comunità. "Una grande prospettiva e un grande sogno derivano dalla possibilità di produrre, in un futuro non così lontano, energia pulita e illimitata dal nucleare da fusione", ha detto ancora il presidente del Consiglio, ricordando che il nostro Paese ha dato i natali a Enrico Fermi. L'Italia, in quanto a know-how, attività di ricerca e sviluppo e alla capacità del sistema produttivo "non è seconda a nessuno". Proprio pe questo motivo, se come Paese ritroviamo lo slancio del passato "possiamo continuare a dare al mondo nuove scoperte e un futuro migliore e diverso".

Per farlo, però, bisogna partire dalla formazione e nel nostro Paese in tal senso c'è un gap profondo. Se da un lato, infatti, "per l'Istat meno di un quarto dei laureati italiani tra i 25 e i 34 anni ha studiato materie Stem, percentuale inferiore alla media europea", spiega il premier, dall'altra ci sono le richieste delle imprese italiane, che "hanno una significativa difficoltà a trovare profili professionali che abbiano preparazione in queste discipline".

Il che è un grande limite per la rincorsa dell'Italia alla ricerca e allo sviluppo, perché quelle materie sono "alla base di tutte le grandi transizioni, nano e biotecnologie, neuroscienza, robotica, ingegneria civile, aerospazio".

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