Quando Salvini smontò Soumahoro sullo sciopero dei clandestini

Nel 2020 Soumahoro minacciava: "Fate la regolarizzazione o scioperiamo". Ma il segretario della Lega lo zittiva: "Mi preoccupo dei lavoratori italiani in difficoltà"

Quando Salvini smontò Soumahoro sullo sciopero dei clandestini

Le ultime vicende giudiziarie e politiche hanno messo in forte imbarazzo la sinistra nostrana, che da sempre ha dipinto gli esponenti di centrodestra come dei mostri e ha coccolato con leggerezza chiunque avesse le sembianze di un nuovo leader progressista. Ma la convinzione di essere paladini morali ha presto lasciato spazio al senso di soggezione per il caso Aboubakar Soumahoro. Alla mente torna il botta e risposta, risalente a due anni fa, tra il sindacalista e Matteo Salvini in televisione.

Il dibattito in questione risale al 10 maggio 2020. La morsa della prima ondata del Coronavirus era durissima: il nostro Paese faceva i conti con i divieti anti-contagio e gli effetti economici erano devastanti. In quel periodo, però, all'interno del governo giallorosso, guidato da Giuseppe Conte, si parlava della regolarizzazione dei migranti. Un tema che aveva spaccato la maggioranza e che aveva mandato su tutte le furie l'opposizione di centrodestra.

Ad esempio Matteo Salvini si era da subito schierato contro una sanatoria indiscriminata. Il segretario della Lega aveva ribadito la propria posizione nel corso di un'intervista rilasciata a Mezz'ora in più su Rai 3. Era stata l'occasione per un confronto con Aboubakar Soumahoro, che non aveva usato toni concilianti e si era spinto a lanciare un avvertimento: "Il governo faccia la regolarizzazione altrimenti è sciopero".

L'uscita del sindacalista aveva innescato la reazione di Salvini che, lasciandosi andare a una risata di sconcerto, aveva espresso il proprio disappunto: "Scioperano i clandestini adesso? Ma in che Paese viviamo? Io mi preoccupo dei tanti lavoratori, italiani e stranieri, perbene che sono a casa senza pagnotta da due mesi".

Poco prima la discussione si era fatta ancora più animata. Soumahoro aveva lanciato una provocazione all'indirizzo del leghista: "Metta gli stivali, venga nei campi insieme a noi". Una frase a cui era seguita una stoccata da parte di Salvini: "Guardi, ne ho girate forse più di lei di aziende agricole e nessuno mi chiede schiavi. Il problema è che se noi continuiamo a regolarizzare immigrati irregolari abbiamo schiavi".

Ironia della sorte. Soumahoro invitava il leader della Lega a mettere gli stivali. Magari gli stivali che il deputato di Verdi e Sinistra italiana ha indossato all'esordio nel palazzo della politica. Quegli stessi stivali "simbolo delle sofferenze e speranza del Paese" (con i piedi "nel fango della realtà e lo spirito nel cielo della speranza") che stonano con la denuncia dei braccianti sul suo conto.

Salvini è sempre stato etichettato come un mostro che rema contro i migranti; Soumahoro è stato invece designato come potenziale nuovo leader della sinistra. Ora, alla luce degli ultimi sviluppi, siamo sicuri che gli epiteti sull'uno e le lodi sull'altro siano corretti?

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