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Quando Zaia mise a tacere il dem Khalid Chaouki

Era l'aprile del 2015 quando il presidente della Regione Veneto, a "La Gabbia", rispose colpo su colpo a tutte le insinuazioni che partirono da Khalid Chaouki, parlamentare del Partito Democratico sul tema dell'immigrazione

Quando Zaia mise a tacere il deputato del Pd

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Nella sua attività politica pubblica Luca Zaia non ha praticamente mai dato segni particolari di escandescenze. Anzi: pur nelle differenze di pensiero, quasi tutti i suoi avversari hanno sempre riconosciuto una certa dose di moderazione al presidente della Regione Veneto. Fatto sta che anche lui è dovuto cascare in una delle tante risse televisive che hanno caratterizzato gli ultimi anni di dialettica politica nei vari talk show. E così, a farne le spese dal punto di vista mediatico, fu nell'aprile 2015 Khalid Chaouki: ora praticamente sparito dai radar politici, all'epoca era uno degli esponenti parlamentari del Partito Democratico che spesso frequentavano i ring del tubo catodico.

L'accusa (infondata) del dem

Il deputato del Pd, di origine marocchina si dimostra particolarmente esagitato nei confronti del governatore, che da lì a poco avrebbe vinto per la seconda volta le elezioni Regionali. Lo scontro tra i due avviene durante una puntata de La Gabbia, trasmissione di approfondimento in onda su La7 condotta da Gianluigi Paragone, dove si sta discutendo dell'immigrazione. "Non so se vi siete resi conto, ma lui ha le tasche piene di carte che gli hanno dato i suoi vertici", esordisce Zaia a proposito dell'atteggiamento spavaldo che sta tenendo Chaouki mentre teneva in mano dei foglietti: "Sono verità queste, ti fanno male ma sono le verità". E di quali verità stava parlando il dem? "Questi sono i fondi che vi siete intascato senza fare nulla", esclama Chaouki. Il leghista non ci sta per niente e controbatte: "Adesso lo dici, adesso io pretendo che tu mi dica quali soldi abbiamo intascato".

La replica netta di Zaia

Il clima diventa sempre più teso. Il riferimento del parlamentare del Partito Democratico riguarda, nel merito, il "Fondo Nazionale per le Politiche Sociali" per cui Zaia avrebbe firmato un accordo con il governo italiano per prendere nella sua regione una quota di profughi. "No, non ho assolutamente firmato nessun accordo. Tira fuora la carta che avrei firmato". A questo punto il faccia a faccia rischia di sfociare praticamente nel "fisico". Chaouki si avvicina al governatore per consegnare quello che doveva essere un "documento ufficiale". L'arcano viene presto svelato: si tratta semplicemente di un testo dell'esecutivo che invitava le regioni italiane ad accogliere i profughi. Della firma di Zaia, tuttavia, non c'è assolutamente traccia. Anzi: l'ex ministro dell'Agricoltura assicura l'esistenza di un verbale che dice di avere votato contro la conferenza di presidenza. "Quando hai delle carte in mano, te le devi fare spiegare. Fatele spigare. Vergognati.

Ti devi vergognare", è la frase con la quale Zaia chiude il confronto.

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