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"Regole uguali a quelle passate". L'Agcom stronca le opposizioni sulla par condicio

Nessuna forzatura o stravolgimento del regolamento sui tempi televisivi in vista delle elezioni europee: il testo dell'Autorità "è perfettamente sovrapponibile con la delibera adottata dalla commissione di Vigilanza Rai"

"Regole uguali a quelle passate". L'Agcom stronca le opposizioni sulla par condicio

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Tanto rumore per nulla. Sulla par condicio i partiti di opposizione - Partito Democratico e Movimento 5 Stelle in primis - avevano attaccato la maggioranza di governo per la presunta "forzatura" con la quale il centrodestra aveva approvato in commissione Vigilanza Rai le regole per la campagna elettorale in televisione da qua ai prossimi 8 e 9 giugno, quando si terranno le elezioni europee. Il tema del rispetto dei tempi tv aveva fatto dimenticare per qualche ora il profondo strappo che si era consumato dentro il campo largo sulle inchieste giudiziarie in Puglia (con i grillini che hanno abbandonato la giunta di Michele Emiliano) e quindi Pd e M5s non vedevano l'ora di tornare uniti a scagliarsi contro il governo di Giorgia Meloni perché favorito dallo scorporo dei minuti televisivi quando si tratta di comunicazioni istituzionali. Alla fine, però, tutto è stato decisamente ridimensionato.

A smentire tutta la narrazione della sinistra sullo "stravolgimento del regolamento" ci ha pensato infatti direttamente il commissario dell'Agcom, Antonello Giacomelli, nell'approvare le linee guida radio-televisive in vista dell'appuntamento elettorale che si terrà tra meno di due mesi. "Nel Consiglio di oggi abbiamo approvato in via definitiva il nostro regolamento sulla par condicio, prendendo atto - sottolinea - che il testo è perfettamente sovrapponibile con la delibera adottata dalla commissione di Vigilanza formulata anch'essa". Il tutto, prosegue il commissario dell'Autorità, "nel pieno rispetto della regole fissate dalla legge 28 del 2000 e della legge 515 del 1993". Ecco perché le prerogative dei diversi soggetti istituzionali e politici "rimangono inalterate nei termini fissati dalla normativa e, conseguentemente, i criteri e le valutazioni di Agcom nell'esercizio del suo dovere di vigilanza - conclude Giacomelli - saranno gli stessi delle consultazioni precedenti e saranno applicati in modo uniforme sia per le tv private che per il servizio pubblico".

In sintesi: nulla è stato minimamente cambiato rispetto a quello che capitava nelle tornare precedenti: le regole sono sempre state queste e, da sempre, la comunicazione del governo non può essere imputata ai partiti di maggioranza, qualsiasi sia il colore politico. E quindi, siccome prima della Meloni il Partito Democratico aveva governato il Paese per undici anni ininterrottamente, la sinistra avrebbe dovuto saperlo molto bene prima di fare la solita bagarre in commissione. Per i giallorossi, dunque, la decisione che arriva dalla decisione dell'Agcom è una vera e propria doccia gelata rispetto alle loro aspettative in merito, come confermato anche da fonti di maggioranza in Vigilanza al nostro Giornale. "L'agcom ha analiticamente smontato tutto il teorema sull'occupazione della Rai da parte del governo: le regole rispetto al passato non cambiano di una virgola, l'unica cosa che cambia è che al governo non ci sono più loro - viene detto -. Dopo questa figuraccia sarà davvero difficile per la sinistra continuare a intonare la litania di TeleMeloni, perché l'Agcom ha fatto a pezzi, senza possibilità di appello, tutto il castello di bugie che hanno costruito".

Insomma: per la sinistra si tratta di un altro (ennesimo) autogol.

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