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Se per gli odiatori diventa divisivo pure il bigliettino a mamma Giorgia

L'ultima ondata di odio sociale nasce dall'immagine meno divisiva del mondo

Se per gli odiatori diventa divisivo pure il bigliettino a mamma Giorgia

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Se per gli odiatori diventa divisivo pure il bigliettino a mamma Giorgia

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L'ultima ondata di odio sociale nasce dall'immagine meno divisiva del mondo: un bigliettino affettuoso scritto con un pennarello rosso stinto da una bimba di sette anni e mezzo. Tutto in minuscolo: mamma ti amo, grafia scolastica, a lato un faccino sorridente con due occhioni e un cuoricino. Come avviene in tutte le famiglie. Ma se la madre si chiama Giorgia Meloni, professione presidente del Consiglio, allora il tenero messaggio della piccola Ginevra diventa un atto politico da contrastare con motivazioni cervellotiche se non deliranti.

«La mia forza e il mio sostegno. Sempre» ha scritto Giorgia Meloni su Instagram. E un cuore rosso chiude il messaggio. Il bigliettino della figlia è appoggiato a una tazza piena di pennarelli, davanti all'agenda nera di lavoro della premier alla scrivania di Palazzo Chigi. Le bandiere istituzionali si intravedono sullo sfondo. In primo piano, sulla destra, spunta da un contenitore bianco con una fascia gommosa rossa un mazzo di penne gadget, una su tutte con la testina di un panda. Uno scorcio d'ufficio non tanto diverso da tanti altri.

Per decine di migliaia di utenti, l'immagine ha suscitato sensazioni positive. Per altri, persecutori da tastiera, è stata l'occasione per rovesciare sulla premier un fiume livoroso senza capo né coda. Come un copione di massa da seguire, si sono affastellate sgangherate considerazioni sui bimbi di Gaza che non possono più scrivere alla propria madre per il «genocidio» perpetrato dal governo italiano filo-sionista. Le piccole vittime di una grande tragedia usate per sbeffeggiare «una ricca bambina viziata» che, tra una decina di anni, «non amerà più la madre» perché vittima delle sue decisioni politiche. Senza indugiare sugli auguri di «crescere omosessuale» o sull'insinuazione che il messaggino sia stato scritto dalla stessa mamma per creare una messinscena mediatica.

I detrattori, a corto di argomenti, mescolano con salti logici spaventosi i vitalizi, le accise, i guai giudiziari dei ministri, i «fascisti» da sconfiggere per la seconda volta. Non bisogna cascare nel tranello di una minoranza esigua che cerca di condizionare gli umori del popolo social con considerazioni apocalittiche per fomentare le teste calde. Resta indicativa di un certo modo di pensare la violenza verbale che trasforma anche l'immagine più innocua in una chiamata alle armi contro un nemico tout court, da spersonalizzare come donna e soprattutto come genitrice per vincere gli ultimi scrupoli di chi esita a scendere in campo contro un dittatore immaginario.

E in un pentolone dove ribollono antisemitismo conclamato, antifascismo di ritorno, odio sociale e pulsioni anticasta dalla matrice grillina, si forma una dottrina social dell'opposizione che eleva un bigliettino donato alla mamma a specchio dell'arroganza di una classe dirigente da abbattere in ogni modo, senza neanche una ragione precisa. «Quanti commenti del c...» ha annotato sbigottito un utente sul profilo di Giorgia Meloni.

Grosso modo, è proprio così.

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