Il sindaco di Bari chiede agli avvocati di rinunciare all'equo compenso

La denuncia del deputato della Lega Davide Bellomo

Il sindaco di Bari chiede agli avvocati di rinunciare all'equo compenso

Il sindaco di Bari Antonio Decaro, nonché presidente Anci, ed esponente Pd, contro i diritti degli avvocati. E mentre il suo partito è pronto a scendere in piazza per il salario minimo ai dipendenti (pur non avendolo mai varato finché erano al governo), non vuole pagare l’equo compenso agli avvocati consulenti del comune di Bari. La denuncia arriva dal deputato della Lega Davide Bellomo. "Il sindaco Decaro, che malauguratamente è pure presidente dell’Anci- ha scritto Bellomo- dimostra in maniera chiara di non avere alcun rispetto per le leggi dello Stato. Basta dare uno sguardo, anche sommario, alle proposte di contratto che l'amministrazione del Comune di Bari ha fatto a noti avvocati allo scopo di conferire loro l'incarico di rappresentanza e difesa. In una recente lettera in mio possesso infatti si legge che, ai fini della formalizzazione del relativo provvedimento da sottoporre all'esame della giunta Comunale, l'Avvocatura dell'ente ha la necessità di acquisire, tra i vari documenti, anche il preventivo di parcella del professionista redatto per fasi, specificando la rinuncia all'equo compenso, qualora fosse stato approvato dalle Camere. Un varo che è arrivato dal Parlamento proprio la scorsa settimana, specificando la nullità di qualsiasi accordo in deroga".

Nella lettera è scritto testualmente: “avendo cura di rinunciare all’equo compenso qualora si verifichi”. “Prescindendo, però, dall'invalidità della clausola contrattuale, resta il dato - per Bellomo - politicamente rilevante di un sindaco, presidente dell'Anci, che chiede, sia pure in via preliminare, di disattendere una legge invocata da anni, soprattutto dalle fasce più deboli del mondo del lavoro". "La circostanza - conclude - non ci sorprende. Da sempre non crediamo a un Pd che difende i diritti dei più fragili. Decaro ce ne ha dato l'ennesima conferma”.

La legge sull’equo compenso, a prima firma di Giorgia Meloni, è stata approvata la scorsa settimana con la contrarietà di Pd e 5s. “Oggi la Camera dei Deputati ha dato il via libera definitivo alla proposta di legge sull’equo compenso. Una norma che ha l’intento di riconoscere e tutelare la qualità e la quantità del lavoro svolto dai liberi professionisti nei confronti dei cosiddetti contraenti forti”, ha scritto il premier Giorgia Meloni sui social. “Una legge attesa da anni che ho voluto riproporre a inizio legislatura e di cui sono orgogliosamente prima firmataria insieme al collega Morrone – aggiunge -. Ringrazio tutti i deputati e i senatori per questo importante traguardo raggiunto volto a restituire dignità e giustizia a tanti professionisti a cui per troppo tempo sono state imposte condizioni economicamente inique”.

Ma per il Pd, sempre pronto a scendere in piazza per la difesa dei diritti dei lavoratori, gli avvocati invece sono una lobby: “Oggi il Senato ha votato l'"equo compenso" dei professionisti (abolito 10 anni fa) col voto di tutti i gruppi parlamentari (non il mio).

In Italia non c'è il salario minimo o equo per braccianti e metalmeccanici, ma il compenso equo per gli avvocati sì. Lunga vita alle lobby” aveva scritto il senatore pd Carlo Cottarelli contro la legge sull’equo compenso.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica