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La sinistra è all'angolo: oltre il 55% degli italiani vuole una riforma istituzionale

Più della metà degli elettori ritiene sia necessario rivedere l'attuale sistema politico italiano. L'elezione diretta del presidente della Repubblica è l'opzione più gradita

La sinistra è all'angolo: oltre il 55% degli italiani vuole una riforma istituzionale

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La sinistra è all'angolo: oltre il 55% degli italiani vuole una riforma istituzionale

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Da giorni la sinistra ritiene che la volontà del governo di partorire una riforma istituzionale sia lunare, del tutto distante dalle reali priorità degli italiani. Invece più della metà degli elettori ritiene che sia necessario intervenire per rivedere l'attuale sistema politico italiano, anche perché la stabilità politica permette di avere maggiore forza a livello internazionale e di fare investimenti a lungo periodo. È quanto emerge dall'ultimo sondaggio di Termometro Politico sui temi al centro della dialettica politica.

Il sondaggio sulla riforma istituzionale

Martedì il governo ha incontrato i partiti delle opposizioni per verificare le loro posizioni sul fronte delle riforme: da parte della sinistra e del Movimento 5 Stelle è arrivato un secco "no", mentre toni più morbidi si sono registrati da parte del Terzo Polo. Dal suo canto l'esecutivo ha in mente due opzioni principali: l'elezione diretta del presidente della Repubblica o del presidente del Consiglio. Sullo sfondo restano il premierato e addirittura un modello tutto italiano.

La maggioranza degli intervistati chiede di agire per una riforma. L'ipotesi più gradita è quella secondo cui il popolo sarebbe chiamato a esprimersi sull'elezione del capo dello Stato (31,7%). Invece il 18,6% sarebbe favorevole all'elezione diretta del presidente del Consiglio. Per il 5,2% sarebbe importante prevedere maggiori poteri al capo del governo piuttosto che farlo votare in prima persona dagli elettori. In sostanza il fronte dei favorevoli a un cambio di passo ammonta al 55,5%.

Dall'altra parte il 42,7% non coglie l'urgenza di muoversi in questa direzione: nello specifico per il 24,4% non bisogna dare vita a una riforma che concentri più potere in una persona, ritenendo quindi che si debba rimanere una repubblica parlamentare; il 18,3% bolla il tutto come una non priorità e giudica queste riforme costituzionali come un gioco per i politici per distrarre gli elettori e non affrontare i problemi reali. Il restante 1,8% non sa o preferisce non rispondere.

Le ipotesi sul tavolo

Il governo guidato da Giorgia Meloni ha ritenuto necessario confrontarsi con le opposizioni, ma è stato lo stesso presidente del Consiglio ad avvertire i partiti al di fuori della maggioranza qualora dovessero mettere in campo un atteggiamento pregiudiziale per provare a bloccare il cantiere: "Se il Parlamento non vorrà approvare con i numeri che servono una riforma di questo tipo, sarà ai cittadini che lo chiederemo direttamente con il referendum".

L'ipotesi presidenzialismo e semi-presidenzialismo sono state bocciate in maniera netta delle opposizioni, mentre sull'opzione del premierato ci sono un'apertura del Terzo Polo e una linea di dialogo da parte delle Autonomie (che strizzano l'occhio anche al modello tedesco con la sfiducia costruttiva). Un punto di mediazione si potrebbe trovare dunque con l'elezione diretta del presidente del Consiglio e con un relativo rafforzamento del suo ruolo. Molto dipenderà dall'esito delle future consultazioni tra governo e opposizioni.

Nota del sondaggio:
Sondaggio realizzato con metodo CAWI, 4.200 interviste raccolte tra il 9 e l'11 maggio 2023.

Il sondaggio è disponibile qui.

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