Urne aperte in Toscana: domenica 12 dalle 7 alle 23 e lunedì 13 dalle 7 alle 15 si vota per scegliere il nuovo presidente della Regione. L'atmosfera è quella delle grandi sfide. Da una parte Eugenio Giani, il governatore uscente, punta a difendere il cuore rosso della Toscana; dall'altra Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia e volto del centrodestra, prova l’impresa che fino a pochi anni fa sembrava impossibile: conquistare la roccaforte della sinistra. Mentre Antonella Bundu si propone come alternativa ai due principali schieramenti. Una partita aperta, dal sapore storico, che potrebbe riscrivere gli equilibri politici di una delle Regioni simbolo d'Italia.
Toscana al centrodestra? Tomasi tenta l'impresa
Il centrodestra si presenta compatto all'appuntamento elettorale. Tomasi può contare sul sostegno di Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia, Noi Moderati e della lista civica È ora. Laureato in Scienze politiche, Tomasi è militante di Azione Giovani e per la prima volta viene eletto consigliere comunale nel 2007, tra le file di Alleanza Nazionale; nel 2012 viene rieletto con Il Popolo della Libertà. Negli anni assume il ruolo di coordinatore regionale toscano di Azione Giovani e in seguito della Giovane Italia. Alle elezioni politiche del 2013 si candida alla Camera dei deputati, nella circoscrizione Toscana, con il PdL, ma non viene eletto. Poi aderisce a FdI. Nel 2017 trionfa al ballottaggio per le elezioni comunali di Pistoia, ribaltando i pronostici e diventando così sindaco.
Tomasi è in grado di raccogliere simpatie e preferenze anche tra i moderati: mai sopra le righe, sempre pragmatico. Vuole rafforzare ospedali di comunità e case di comunità, senza sprechi nelle risorse; denuncia che migliaia di giovani lasciano la Toscana ogni anno per mancanza di opportunità, con conseguenze negative per la crescita demografica e professionale della Regione; sul tema sicurezza sottolinea l'urgenza di controlli e prevenzione, con sanzioni efficaci; ribadisce il "no" all'introduzione del salario minimo. Insomma, propone un'alternativa concreata all'Amministrazione attuale. Centrale sarà la questione del rigassificatore. "Piombino ha fatto la sua parte. Sicuramente ha prodotto economia sul luogo, ma quando si chiama una comunità a fare la sua parte, per una crisi nazionale, io credo che vada poi ristorata, con risorse nuove da dare a Pimobino. Infatti bisogna già pensare che quella banchina andrà messa in sicurezza per far sì che si sviluppi una nuova economia", è la convinzione di Tomasi.
Il centrosinistra diviso sostiene Giani dopo veti e litigi
Se da un lato il centrodestra può vantare unità naturale, dall'altro non si può dire lo stesso per il campo largo. È vero, Giani è sostenuto dal centrosinistra allargato: Partito democratico, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi-Sinistra italiana e Casa Riformista. Ma il governatore uscente, prima di incassare l'appoggio della coalizione, ha dovuto fare i conti con settimane di veti e litigi tra le varie anime dei partiti. Il M5S aveva espresso forti perplessità nei confronti di Italia Viva, mentre i riformisti non avevano gradito i diktat dei contiani. Il risultato? Il compromesso è stato raggiunto, ma a rimetterci saranno le grandi opere perché la logica del "no" dei 5 Stelle terrà in ostaggio le infrastrutture più divisive.
Laureato in Giurisprudenza all'Università di Firenze, Giani viene eletto alle elezioni amministrative del 1990: diventa consigliere comunale di Firenze e viene confermato nel 1995, nel 1999 e nel 2004. Negli anni svolge funzioni di presidente della Commissione consiliare per l'elaborazione dello statuto ed è anche assessore. Nel 2009 viene eletto per la quinta volta consigliere comunale di Firenze, ricevendo il maggior numero di preferenze tra i consiglieri comunali. Il 13 luglio viene eletto presidente del Consiglio comunale. Sostiene che la Toscana ha una sanità riconosciuta per la qualità; rispedisce al mittente l'accusa di un "buco strutturale"; rivendica la legge sul fine vita; insiste sul fatto di aver realizzato e fatto proposte concrete, di aver governato in modo visibile, e di dialogare con i cittadini.
Bundu, la "pellegrina camminatrice" che può togliere voti all'ammucchiata rossa
L'unica alternativa al centrodestra e al centrosinistra è rappresentata da Antonella Bundu. Ma il suo orientamento è chiaro, come testimonia il sostegno della lista di sinistra radicale Toscana Rossa, che riunisce Rifondazione comunista, Potere al popolo e Possibile. Potrebbe dunque rosicchiare voti all'ammucchiata progressista di Giani. Nata a Firenze nel 1969, da madre fiorentina e padre sierraleonese, nel 2019 si candida alla carica di sindaco di Firenze con una coalizione di liste civiche e partiti di sinistra: ottiene il 7,29% delle preferenze ed entra in Consiglio comunale nel gruppo Sinistra Progetto Comune. Si definisce una "donna nera, fiorentina e di sinistra", oltre che una "pellegrina camminatrice". L'obiettivo è superare il 5%. Si oppone al comando Nato e si schiera a favore della salute pubblica accessibile, della tutela dell'ambiente e di un lavoro dignitoso.
Calenda scarica il campo largo
Nel centrosinistra non passa inosservata l'assenza di Azione. La motivazione è semplice: Carlo Calenda non vuole cedere al monopolio del Movimento 5 Stelle, che ormai fissa i paletti e detta le condizioni al campo largo.
L'ex ministro dello Sviluppo economico è durissimo sul patto tra Paola Taverna e Giani, e non le manda a dire al governatore uscente: "Giani mi deve spiegare cosa c’è di affidabile nel firmare un accordo con Taverna, che contraddice tutto ciò che ha detto e fatto negli ultimi anni, senza neanche disturbarsi ad avvertire i partiti che l’hanno sempre sostenuto anche quando Schlein non lo voleva candidare. Mi sembra un comportamento opportunistico, irrispettoso e poco serio".