Domani torna in commissione Covid Goffredo Zaccari, l’ex capo di gabinetto del ministro Roberto Speranza. Nella sua precedente audizione, Zaccardi è sembrato un po’ indeciso prima di rispondere sulle questioni relative al rapporto Oms di Francesco Zambon. Una domanda arrivata dopo l’attacco all’ex Dg della Prevenzione Ranieri Guerra, definito un «millantatore» per avere fatto il suo nome all’interno di alcune chat finite nella rogatoria internazionale che la Procura di Bergamo ha spedito all’Oms. Peccato che, come gli aveva fatto notare la capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Covid Alice Buonguerrieri, Zaccardi non abbia mai denunciato Guerra nonostante lo definisse apertis verbis un «millantatore». Almeno finora.
«Il rapporto Zambon - lo abbiamo detto io ed il ministro in tutte le sedi - era una questione interna all’Oms e noi non ce ne siamo voluti occupare in nessun modo. Il ministro ed io, le poche volte che ci siamo occupati di questa cose, ci siamo detti “questa è una cosa loro, non la vogliamo vedere. Punto”».
Quindi, prima Zaccardi dichiara che lui e Speranza non se ne sono voluti occupare in nessun modo, poi dice sì ma «poche volte». Che lui e Speranza non se ne siano occupati, del resto, lo direbbe anche - secondo Zaccardi - «il buon Ranieri Guerra». Peccato che Guerra abbia sempre sostenuto il contrario, da qui l’accusa di essere un «millantatore».
Se andiamo a rileggere i messaggi acquisiti dalla Procura di Bergamo, sappiamo che Guerra e Zaccardi si sarebbero incontrati per parlare del report Oms in due circostanze diverse: la prima il 18 maggio 2020, la seconda il 27 maggio 2020. Alle ore 17.33 del 18, Guerra scriveva a Silvio Brusaferro: «Hola. Vedo Zaccardi alle 19:00. Vuoi che inizi a parlargli dell’ipotesi di revisione del rapporto dei somarelli di Venezia? Poi ci mettiamo d’accordo sul come??». Alle ore 18.25 dello stesso giorno Brusaferro risponde a Guerra: «Certo, va bene»; Poche ore più tardi, alle ore 20.35, Guerra scriveva a Brusaferro: «CDG (capo di gabinetto ovvero Zaccardi, ndr) dice di vedere se riusciamo a farlo cadere nel nulla. Se entro lunedì nessuno ne parla vuole farlo morire. Altrimenti lo riprendiamo assieme. Sic.». Dieci giorni dopo, il 28 maggio alle 12.00, Guerra condivide con Brusaferro l’e-mail che aveva mandato al direttore di Oms Europa, Hans Kluge: «Ecco quanto emerso dalla riunione di ieri con Zaccardi e con Speranza a seguire. Se mi dai un paio di persone con cui interagire attacchiamo su tutti i fronti, soprattutto primariamente sul rapporto. Che ne dici?».
Il primo punto trattato? «Rapporto di Venezia: il capo di gabinetto e il ministro hanno compreso e non intendono creare un problema. Abbiamo concordato che sarà istituito un gruppo di lavoro composto da Iss e ministero della Salute, che supporterà il nostro personale a Venezia e me nella rielaborazione della bozza, con nuovi contributi ed elementi tecnici che mancavano, aggiornandola e rendendola una pubblicazione condivisa. Ciò di cui ho bisogno ora è il formato .docx, dato che ho solo il .pdf che Soumya (Soumya Swaminathan, importante dirigente scientifico Oms, ndr) gentilmente mi ha inviato a Ginevra. Potresti per favore farmelo avere il prima possibile?».
Ma come, nella sua prima audizione in commissione Covid, Zaccardi ha dichiarato di non avere mai interferito con quella che per lui era semplicemente una questione interna all’Oms e di aver specificato che nelle date del 18 e del 27 maggio con Ranieri Guerra ha parlato di accessi agli atti che l’ex numero due della Prevenzione avrebbe richiesto a Giovanni Rezza, divenuto nel frattempo Dg della Prevenzione. Peccato che, sulla base di atti visionati in esclusiva da il Giornale, le date non tornino. Infatti, l’accesso agli atti di cui parla l’ex capo di gabinetto di Speranza (per il «Fatto Quotidiano» vicino a Massimo D’Alema) avviene l’8 ottobre del 2020, con una seconda richiesta del 23 novembre 2020, recepita dal dottor Rezza solo il 10 dicembre del 2020, non certo a maggio come invece ha dichiarato Zaccardi. Che le dichiarazioni di Zaccardi difettino di aderenza alla realtà documentale già emersa lo si evince anche da un passaggio immediatamente successivo della sua audizione: «Poi, ripeto e lo dico con assoluta fermezza, che non esiste alcun contatto mio con organi dell’Oms che non fosse il delegato che ci hanno mandato per motivi di lavoro (Guerra, ndr) Lui ce l’hanno mandato». In realtà Guerra non l’ha mandato proprio nessuno. Al contrario, è stato proprio il ministro della Salute in persona a fare il suo nome all’Oms in una e-mail pubblica data 8 marzo 2020.
Nella sit di Ranieri Guerra e riportata sempre nella rogatoria internazionale della Procura di Bergamo, l’ex dg della Prevenzione dichiara: «Sono a conoscenza del fatto che il ministro della Salute Speranza abbia manifestato disappunto circa la pubblicazione del report senza una preventiva comunicazione alle autorità italiane. Ricordo che quando il documento è stato pubblicato, il ministro della Sanità Speranza mi ha contattato, dolendosi del fatto che nessuno della Sanità italiana era stato contattato. Io mi misi in contatto con Kluge responsabile regionale dell’Oms, al quale rappresentai le doglianze, condividendole, che mi erano pervenute dal ministro Speranza ed evidenziando che il rapporto era stato pubblicato da Zambon senza il visto e la revisione della sua diretta superiore Dorit Nitzan, così come riferitomi dalla Nitzan medesima».
Le parole di Guerra sono confermate in toto dallo stesso Speranza nella sit del 28 gennaio 2021: «Io sono stato informato dell’esistenza di questo report da Silvio Brusaferro che mi chiedeva se fossi a conoscenza e avessi condiviso l’iniziativa, che lui non conosceva e aveva visto pubblicato sul sito. Io ho risposto negativamente ed entrambi eravamo sorpresi che Oms pubblicasse una cosa sull’Italia, finanziata dal Kuwait, cosa che mi sorprese ancora di più a livello politico, senza darne preventiva informazione. Ricevuta questa telefonata di Brusaferro, io chiesi a Raniero Guerra di cosa si trattasse e subito dopo ricevetti una chiamata da Kluge che mi disse che era stato un errore la pubblicazione del report che non era stato visto e autorizzato. Io gli risposi che non avevo visto la pubblicazione, che ne avevo avuta notizia da Brusaferro, invitandolo a parlare con lui e inviai il numero di Brusaferro a Kluge».
È la trasmissione Report dell’8 novembre 2021 (intitolata «La resa dei conti») a pubblicare le comunicazioni intercorse tra Brusaferro e Speranza del 14 maggio 2020, il giorno dopo la pubblicazione del report Oms. Alle ore 12.47 Speranza scrive a Brusaferro: «Sto guardando il report dell’Oms. Con Kluge sarò durissimo». Qualche settimana fa, Il Giornale è entrato in possesso di chat che lo stesso Ranieri Guerra ha depositato in commissione Covid durante la sua audizione e che fanno ulteriore chiarezza sulla vicenda. Alle 9.02 del 14 maggio 2020, Ranieri Guerra notifica Kluge via whatsapp: «Ho ricevuto una telefonata molto allarmata dal presidente dell’Iss che afferma che il rapporto di Venezia è un’offesa istituzionale. Sta scrivendo al ministro poiché anche tutto il ministero della Salute non ne era a conoscenza. Anche Ruocco (Giuseppe Ruocco, ex segretario generale del ministero, ndr) si arrabbierà. Stai attento e preparati a rispondere».
E ancora: «Hans, mi dispiace dirlo, ma devi prepararti a una situazione difficile. Non credo che reagiranno positivamente. Ritengono che l’Oms abbia arrecato un’offesa istituzionale inutile pubblicando un rapporto di cui non erano stati informati. Ho già dovuto scusarmi e temo che possano chiedermi di tornare a Ginevra».
Fino all’entrata in scena di Roberto Speranza: «Ciao di nuovo. Ho ricevuto un messaggio dal ministro Speranza, giustamente furioso, che chiede come sia stato possibile che non fossero stati informati o consultati. Ho dovuto avvisare Tedros della situazione in cui ci troviamo». Dalla memoria che Ranieri Guerra ha depositato in commissione Covid si legge: «Il direttore regionale conferma la sua volontà di verificare la situazione alle 09:08. Il ministro richiama alle 12:23 chiedendo informazioni e accettando un’ipotesi di affiancamento del team di Venezia da parte di due esperti dell’ISS per poter perfezionare il Rapporto e ripubblicarlo entro due giorni, trattandosi di un rapporto sull’Italia, e non di un rapporto sulle attività dell’Oms in Italia. Il direttore regionale Kluge conferma poi di aver deciso di ritirare il Rapporto alle 16:23».
Dopo aver messo in fila chat, documenti, cronologie e testimonianze, una cosa appare ormai evidente: la versione offerta da Zaccardi in commissione Covid non torna. Ogni volta che l’ex capo di gabinetto ha provato a minimizzare è emerso un dettaglio che lo smentisce; ogni volta che ha negato, una data lo ha contraddetto; ogni volta che ha preso le distanze dal ritiro del rapporto Oms un messaggio ha dimostrato esattamente il contrario. La distanza tra ciò che Zaccardi ha dichiarato pubblicamente e ciò che mostrano gli atti è talmente significativa da non poter essere liquidata come una semplice «imprecisione» che pure può capitare, essendo passato così tanto tempo.
Non è «Il Giornale» a smentirlo, sono i documenti.
E per evitare che queste «incongruenze» restino senza una spiegazione credibile e per allontanare anche il solo sospetto di una qualche opacità sull’audizione dell’ex capo di gabinetto che dalla sua prossima audizione in commissione Covid prevista per domani questi dubbi vengano sollevati anche in aula.