«Io e sua maestà il Dolore»

Nino Longobardi, Massimo Pulini, Nicola Samorì e Willy Verginer affrontano nella mostra «Tadzio», alla Galleria Bianconi fino al 21 febbraio (via Fiori Chiari 18, tel. 02-72007053, www.galleriabianconi.com), il tema della vanitas maschile: l’ispirazione è data dall’omonimo protagonista ideato da Thomas Mann nel romanzo «La morte a Venezia», il fanciullo di cui s’innamora l’anziano Gustav von Aschenbach. Vista la «purezza» e la semplicità del bambino, è stato preso a modello ispiratore: la mostra si pone, infatti, come un percorso attraverso l’ideale della bellezza maschile intesa nel modo più autentico e spontaneo, dalla gioventù alla vecchiaia, realizzato con le immagini d’importanti pittori del panorama artistico contemporaneo. Se Verginer, con la sua scultura in legno di tiglio, ha ricreato una statua del ragazzo che rispecchia la descrizione di Mann, appendendo anche le pagine del libro che ha preso in considerazione maggiormente, completamente diversa è l’idea di Pulini: usando la tecnica di smalto su metallo, ha ridisegnato un volto umano non necessariamente riconducibile a quello descritto nel libro. L’effetto visivo è quello di un viso mosso, in cui vari colori s’intersecano e mischiano tra loro. Nella seconda sala della galleria il tema della bellezza maschile è rapportato alla morte: il grande pittore napoletano Nino Longobardi, esponente della transavanguardia, ha inteso l’uomo in senso ampio, prescindendo dal romanzo: ha scelto come soggetto degli scheletri, che si confondono tra le linee della tela, forme che appaiono solo ad un’osservazione più lunga. Il giovane, 31 anni, Nicola Samorì, invece, con notevole abilità tecnica e capacità evocativa, rappresenta delle figure dal chiaro richiamo secentesco, rovinate da un improvviso segno di vernice, macchie che simboleggiano ancora la morte, la fine.
Altre due sono le prossime mostre in programma alla Galleria Bianconi, oltre a quella in corso attualmente, che sono accomunate dal curatore, Alberto Zanchetta: ha un preciso progetto da realizzare attraverso ciascuna delle tre. Vuole, infatti, approfondire altrettanti diversi temi già ampiamente trattati nella storia dell’arte, sottoponendoli ad artisti contemporanei proprio per porre un confronto tra il passato e il presente.

Se con «Tadzio», viene trattato l’ideale maschile di bellezza, nella prossima, «Carneade», si esprimerà il rapporto dell’uomo con l’animale domestico, e, infine, con «Pandora», s’indagherà l’ideale femminile di bellezza.

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