Ci vuol niente a farle perdere la pazienza: basta chiamarla «Rambo». E allora viene fuori la ragazza che non taspetti, quella che sbaraglia la concorrenza di tanti maschietti e vince le selezioni del Camel Trophy, che se ne va a cavallo nel deserto del Gobi in Mongolia, a scalare i 5mila metri dellErbus nel Caucaso o che, tanto per provare, si avventura da sola sul «Gr20», uno dei sentieri più accidentati della Corsica riservato ai legionari.
Alberta Chiappa, milanese 36 anni, è un chimico che lavora per lacquedotto milanese e ogni giorno si prende cura di verificare che lacqua dei nostri rubinetti sia buona da bere: «Faccio le analisi ai campioni prelevati dai pozzi» taglia corto. Provette e «pausa pranzo», così come tutti. Poi però scatta una molla, il chimico si toglie il camice, indossa una tuta termica e un paio di sci e riparte per una «tranquilla vacanza di Pasqua», come dice lei. Questione di punti di vista.
Una tranquilla vacanza all80° parallelo sul pack delle Isole Svalbard seguendo le tracce del generale Umberto Nobile del cui tentativo di conquista del Polo questanno ricorrono gli 80 anni. Dal Pilone dove partirono i dirigibili «Norge» e «Italia», al museo, ai luoghi storici di quella tragica avventura, alla tenda rossa. Con Fabrizio Cocchi, 35enne lui pure milanese istruttore di paracadutismo, e Stefano Poli probabile prossimo console delle Svalbard che in questoccasione farà da guida armata per difendere la spedizione dagli orsi, Alberta Chiappa percorrerà 180 chilometri in totale autonomia.
Un anello di ghiaccio che, partendo da Longyearbyen, se non ci saranno intoppi, verrà «chiuso» in poco più di una settimana sciando e camminando dove non sarà possibile «scivolare». Non ci saranno grandi comodità: una tenda, sacchi a pelo termici, barrette, zuppe disidratate, un fornellino, un sistema di localizzazione Gps e una muta di cani per trascinare il bagaglio.
«Praticamente è la realizzazione del mio sogno - racconta Alberta - un viaggio al Polo lho sempre immaginato. Mi affascinano gli spazi, il silenzio e il fatto che non cè praticamente nulla. Pensavo che un giorno lo avrei fatto e, come capita spesso, è capitato adesso quasi per caso. Con Fabrizio ne abbiamo parlato e abbiamo scoperto che questo è lanno internazionale dellArtico e l80° anniversario della spedizione di Nobile. Ci siamo detti: perché no?».
Da lì al contatto con la contessa Maria Fede Caproni che ha «adottato» la spedizione il passo è stato breve. «Abbiamo visitato il museo storico dellAeronautica Vigna di Valle a Bracciano e ammirato i reperti dei mezzi utilizzati da Nobile per la sua spedizione. Così il nostro viaggio ha preso corpo. La contessa Caproni poi ci ha messo a disposizione il museo dellaeronautica di Trento per raccontare la nostra avventura al rientro. Il resto è questo bagaglio, perché oggi si parte...».
Già la valigia. Sì perché Alberta questa storia che va a cominciare la racconta come se si preparasse ad affrontare una vacanza «tutto organizzato» in un qualsiasi villaggio turistico. «Guarda - dice con tono convinto - che è alla portata di tutti. Io mi sono preparata correndo e sciando con le pelli di foca sotto gli sci. Nientaltro a parte lesperienza e i materiali adatti». Certo nientaltro. Come se fosse normale dormire in una tenda a 20 gradi sottozero, mangiare un pasto caldo al giorno cucinato sciogliendo il ghiaccio del Polo in un fornellino a gas e sciare per ore sul pack alla ricerca di un qualcosa che possa riportare la memoria indietro di ottantanni. «Cosa cerchiamo? Fondamentalmente delle emozioni. E credo che in un posto così possa succedere». Nessuna paura? «No. Saremo prudenti e abbiamo scelto una stagione in cui i ghiacci sono ancora molto sicuri». Lunico momento di debolezza Alberta lo accusa ricordando il suo colloquio di lavoro negli uffici dellAcquedotto milanese tre settimane fa. «Quando mi hanno chiamata - racconta - non sapevo come dire a chi mi stava esaminando che dopo sole due settimane di lavoro io avrei dovuto chiedere le ferie...
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