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Kabul, rientra lo scontro nel governo Berlusconi: rispettare impegni con Usa

Bufera sulle missioni italiane in Afghanistan. Il Carroccio chiede il rientro, La Russa frena: "Impegno irrinunciabile". Il premier stesso invita il vertice di maggioranza a mantenere gli impegni presi con Obama. Poi la segreteria politica della Lega spegne ogni polemica: "Nessun contrasto" 

Kabul, rientra lo scontro nel governo 
Berlusconi: rispettare impegni con Usa

Roma - La missione in Afghanistan, bestia nera del fu governo Prodi, agita anche la maggioranza di centrodestra. Una polemica nata dalle parole di Umberto Bossi che ha ipotizzato un ritiro dei militari e che si è poi accesa con il botta e risposta a distanza tra il ministro degli Esteri Franco Frattini e quello della Semplificazione Roberto Calderoli. Toni che si smorzano solo in serata quando i capigruppo della Lega chiedono in una nota uno "stop" alle "polemiche strumentali", negano che ci sia alcun contrasto nella maggioranza, spiegano che c’è solo una richiesta di "riflessioni" da effettuare tuttavia dopo le elezioni a Kabul.

La polemica leghista Il ministro alla Semplificazione del programma, Roberto Calderoli, aveva allargato la riflessione già ben oltre i confini dell’Afghanistan, fino ad arrivare a chiedere il ritiro sin da ora da Libano e Balcani. Posizione che ha provocato una reazione stizzita del titolare della Farnesina. "In Afghanistan stiamo lavorando anche per la sicurezza dell’Italia, e dunque anche per Calderoli" e, quindi, "ci resteremo", ha detto da Bruxelles Franco Frattini. Anche il ministro della difesa Ignazio La Russa ha parlato di missione "irrinunciabile" e con lui molti esponenti del Pdl, come il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto che ha definito un "gravissimo errore" un eventuale ritiro.

Il Carroccio fa un passo indietro Solo in serata arriva la nota spegni-polemiche del Carroccio, nata anche da un conciliabolo tra capigruppo di maggioranza alla Camera. Lo stesso premier Silvio Berlusconi si sarebbe irritato per la ribalta assunta dallo scontro su un tema - quello delle missioni - su cui il centrodestra a differenza del centrosinistra non si è mai diviso. E su cui si gioca buona parte dell’immagine del paese all’estero, anche alla luce degli impegni presi con l’amministrazione americana di Barack Obama. Nel Pdl, dunque, la parola d’ordine è stata: far rientrare immediatamente la polemica. Bossi - è stato il ragionamento - come è già accaduto altre volte ha parlato al suo popolo, ma la Lega quelle missioni le ha votate. Quindi così come si è ingigantita, così la polemica va fatta rientrare.

Opposizione all'assalto La questione della presenza dei militari all’estero ha creato distinguo anche nell’opposizione. Il segretario del Pd, Dario Franceschini è convinto che non sia "il momento di far rientrare i ragazzi dall’Afghanistan, ma di far completare il loro lavoro". Il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, ha invece sollecitato il governo a riferire subito in Parlamento perché "non si possono fare giochini politici sulla pelle dei nostri militari": nei prossimi giorni in Aula potrebbe esserci un’informativa di La Russa.

Con la 'sensibilità' bossiana si schiera invece l’Italia dei Valori, con Antonio Di Pietro che si dice contrario a una nuova fase della missione e attacca Berlusconi: "La verità - dice - è che abbiamo un leader debole in un momento storico dove si stanno ridisegnando gli equilibri internazionali e che, pur di entrare nella stanza dei bottoni, è disposto a mettere sul piatto la pelle dei nostri soldati per una manciata di sabbia e la scusa del 'rispetto dei patti'".

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