L’Expo che perde le ali

Atto primo: il governo lancia il tavolo per Milano, promette mari e monti e soprattutto si impegna con Letizia Moratti ad appoggiare la candidatura della città all'Expo 2015, un evento della durata di sei mesi capace di attirare nella metropoli lombarda dai due milioni e mezzo ai tre milioni di visitatori. Atto secondo: il governo, oltre a dimenticarsi di buona parte degli impegni assunti, rimette in discussione l'unico asset assolutamente indispensabile per una città che voglia preparare l'Expo, ossia un grande aeroporto intercontinentale, un hub cui si possa accedere direttamente dal maggior numero possibile di scali europei e intercontinentali. La contraddizione non potrebbe essere più clamorosa, a ennesima dimostrazione del fatto che in Italia non siamo assolutamente incapaci di «fare sistema»: spesso la mano destra disfa quello che fa la sinistra, cioè si prendono - senza riflettere sulle conseguenze - iniziative in contraddizione le une con le altre.
Se Letizia Moratti conta davvero sull'Expo per rilanciare il ruolo internazionale di Milano, deve battersi alla morte non solo per salvare, ma addirittura per potenziare, il suo sistema aeroportuale.

L'ideale, naturalmente, sarebbe vincere la guerra dell'Alitalia, che attualmente rappresenta il 50 per cento del traffico su Linate e Malpensa, facendo sì che i voli intercontinentali che più interessano l'utenza padana restino qui, e che eventuali accordi con compagnie asiatiche siano imperniati almeno in parte su Milano. Dal momento, tuttavia, che (...)

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