L’iniziativa Nasce «Playground»: quando l’orto rende più bella la città

Non solo balconi e davanzali. C’è anche gente che di notte traffica con badili, fiori, semi, innaffiatoi e quant’altro per cercare di abbellire - per quanto possibile - le zone pubbliche più degradate. Il tutto, con una parola d’ordine: «Libera il coltivatore che è in te». Ed è così che in un fazzoletto di terra abbandonato alle sterpaglie in via Troilo, tra le vie Torricelli e Conchetta, dallo scorso giugno si sono sostituite alle cartacce e alle deiezioni canine piante di girasole, un giardinetto di grasse e poi qualche spalliera di pomodorini, coste , cipolle e zucchine. Decisamente meglio. Artefici dell’orto in città sono alcuni giovani del quartiere che hanno voluto chiamare l’iniziativa Playground: «Un esperimento di verde - si legge sul blog dei Guerrilla gardener di via Conchetta - curato da tutti e per tutti».
Molto più silenziosamente, invece, in un’aiuola tra le vie Aprica e Valtellina, lo scorso luglio sono fiorite tra auto, moto in sosta e soprattutto tra lo stupore dei molti residenti della zona, piante di zucchine, pomodori e, pare, fagiolini.

Coltivatore d’eccezione è stato il candido signor Chen, un anziano cinese originario dello Zhejiang che vive da anni a Milano, e che aveva visto quel pezzetto di terra incolta e si era chiesto: «Che male faccio se la coltivo?» strappando al Marcovaldo di Italo Calvino il primato dell’ingenuità metropolitana. L’orto selvaggio, però, è stato bloccato dai vigili per motivi igienici: la zona, infatti, è molto trafficata e lo smog in quelle concentrazioni avrebbe potuto danneggiare sia gli ortaggi e che i suoi fruitori.

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