L’odio per Israele è il termometro del declino occidentale

L'odio per Israele è il termometro del declino occidentale

L’odio per Israele è il termometro del declino occidentale
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C'è un libro che va letto oggi, proprio oggi a pochi giorni dall'anniversario del 7 ottobre, quando la parola «Israele» scatena urla, striscioni, indignazioni prefabbricate e un moralismo a senso unico. Si chiama Maledetto Israele! di Niram Ferretti. E no, non è un pamphlet ideologico: è un atto di disobbedienza intellettuale. Fresco di stampa, con una preziosa introduzione di Giuliano Ferrara.

Ferretti scava nel cuore del nuovo conformismo occidentale, quello che ha sostituito il vecchio antisemitismo con una forma più raffinata: l'odio legittimato contro lo Stato ebraico. Non servono più le svastiche, bastano i talk show, i titoli dei giornali, i cortei con la kefiah. Israele è diventato il nemico perfetto: piccolo, efficiente, occidentale e soprattutto vincente. Ferretti dimostra, come in un perfetto capovolgimento dei ruoli, Tel Aviv da vittima si trasformi sempre in carnefice. È sempre successo così, è un'accusa antica, che li perseguita almeno dal Medioevo. L'autore racconta questa crociata con lucidità chirurgica. Mostra come l'opinione pubblica europea, intrisa di sensi di colpa e di terzomondismo, si sia inventata un nuovo oppresso a cui inchinarsi e un nuovo oppressore da demonizzare. La realtà non interessa: interessa la narrazione. Israele deve essere «maledetto» perché serve un capro espiatorio per le nevrosi dell'Occidente.

Ferretti non fa sconti a nessuno. Anche la Chiesa ha le sue responsabilità. O almeno un pezzo di essa che gioca ancora con il pregiudizio antisemita. Ecco perché la guerra e la risposta al 7 ottobre diventa ingiusta per definizione. Se ne può discutere, ma rimettendo sul tavolo anche Tommaso e Agostino, teorici della cristianissima guerra giusta.

C'è una tesi forte dietro tutto questo: l'odio per Israele è il termometro del declino occidentale. Israele è diventato «il canarino della miniera» dei valori e della cultura dell'Occidente. «Oggi diversamente dal 1941 in poi, la soluzione finale della questione ebraica, nella sua forma aggiornata di questione israeliana, gode di una vasta popolarità non solo, come naturale che sia, nel mondo islamico, ma in quell'Europa da tempo stanca di portare sulle spalle il peso, in realtà alleggerito assai, del compianto degli ebrei sterminati dai nazisti. Se, infatti, come dichiara Hamas, e come ripete Francesca Albanese, Israele nasce nella colpa, appropriandosi di terra palestinese e opprimendo un popolo nativo, si fa solo giustizia espropriando del maltolto, liberando la Palestina «dal fiume al mare», dagli usurpatori, dai coloni, dagli abusivi per far sì che tutto torni in seno all'islam sotto il suo stendardo».

Maledetto

Israele! non è un testo per tifosi, ma per lettori liberi. È una difesa dell'intelligenza contro la propaganda, della complessità contro la semplificazione. E in tempi come questi, leggere Ferretti è un atto di igiene mentale.

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