
È morto a 86 anni lo scrittore britannico Frederick Forsyth, autore del Giorno dello Sciacallo, di I mastini della guerra e di moltissimi altri bestseller tradotti in tutto il mondo e divenuti anche successi cinematografici. Lo ha reso noto il suo agente, citato dai media del Regno Unito. Forsyth a 19 anni, diventò uno dei più giovani piloti della Royal Air Force. Nel 1958 lasciò l’aviazione. Dopo una gavetta in un piccolo giornale nel 1961 venne assunto alla Reuters e poi alla Bbc come reporter. Poi arrivarono i romanzi.
Basterebbe citare la sequenza di romanzi come Il giorno dello sciacallo ( 1971), Dossier Odessa (1972), I mastini della guerra (1974) e Il Quarto Protocollo (1984) per spiegare quanto è stato rivoluzionario per il mondo dei thriller e delle spy stories l’autore britannico come Frederick Forsyth. La sua formazione da giornalista prima per l’agenzia Reuters e poi per la BBC lo ha portato a fare reportages scomodi, pericolosi, dove era sempre stato in prima linea per raccogliere informazioni e vivere in presa diretta conflitti come quelli in Biafra e in Nigeria. Il mondo dei servizi segreti ma anche quello degli apparati militari e quello dei sistemi criminali sono sempre stati al centro delle sue storie, attraverso plot costruiti come una perfetta macchina ad orologeria pronta a far esplodere tensioni ed emozioni al momento giusto. Non è un caso che il suo Il giorno dello sciacallo sia considerato il più perfetto dei romanzi dedicati ai sicari professionisti. In quella storia, che è stata portata al cinema più volte ma che è diventata anche oggetto di un curioso remake televisivo, c’è tutta la spiegazione di come si deve armare, vestire e preparare un assassino a pagamento. In quel romanzo seguiamo le vicende del killer alle prese con l’organizzazione di un attentato al presidente francese Charles De Gaulle, scopriamo quanto è abile l’assassino a travestirsi, quanto conosce le armi, quanto è preciso nello sparare e come può far sparire le prove di un omicidio. All’epoca pochi narratori avevano raccontato questi retroscena e lo “Sciacallo” di Forsyth è diventato il modello di decine e decine di altri sicari specializzati che abbiamo trovato in romanzi e film. D’altra parte la versione cinematografica che ne dette il regista Fed Zinnemann nel 1973 segnò davvero un’epoca. E se nel film i tempi del montaggio erano perfetti nel romanzo quelli della narrazione rendevano impossibile interrompere la lettura.
Così come se Forsyth non avesse raccontato il mondo dei mercenari militari in territorio di guerra ne I mastini della guerra forse anche quell’immaginario non sarebbe stato raccontato nel dettaglio, così come nel romanzo di fantapolitica Il Quarto Protocollo ci venivano svelati i precari patti fra le Multipotenze e il rischio dello scoppio di una terza guerra mondiale. Ne Il pugno di dio erano eventi antecedenti allo scoppio della Guerra del Golfo che avevano scatenato la sua fantasia. Forsyth è sempre partito dalla realtà per scrivere le sue fiction, è sempre stato meticoloso nel preparare i suoi romanzi. Io l’ho scoperto incontrandolo a Mantova in occasione della pubblicazione del romanzo Cobra (2010). Ebbi l’occasione di intervistarlo per la radio assieme a un altro grande del noir internazionale come Ian Rankin che mi aiutò nella chiacchierata. Era un superfan dello scrittore britannico e non l’aveva mai incontrato di persona. Nel libro Forsyth immaginava che il presidente degli Stati Uniti decidesse di dare guerra ai mercanti internazionali di droga creando un blocco navale che li avrebbe annientati commercialmente. Mentre costruiva quella trama Forsyth parlando con agenti del servizio segreto inglese, l’MI, e con alcuni responsabili dell’agenzia federale antidroga statunitense, la DEA, capì che il plot funzionava solo a metà. Gli agenti gli dissero che se voleva capire come girava meramente il mondo dei narcotrafficanti non avrebbe dovuto andare né in Colombia, né in Messico, né negli Stati Uniti ma a Milano. Qui gli consigliarono di andare sotto scorta e in incognito. Così alcuni agenti italiani dell’antidroga lo scortarono sotto copertura a Buccinasco. Dove assistette come testimone ad alcune cene speciali in alcuni ristoranti. Solo osservando i criminali poteva rendere credibile il suo romanzo. L’importante non era intercettarli ma capire come si muovevano, come parlavano, che atteggiamenti avevano. Forsyth mi confessò che quelle settimane erano state importantissime per costruire l’anima vera del suo libro e mi confessò che aveva pure mangiato bene nei posti dove lo avevano portato gli inquirenti. Molti dei dati contenuti nel libro risultarono sconvolgenti per i lettori proprio perché erano estremamente credibili.
E quando Ian Rankin gli chiese come aveva fatto da giornalista a tenere per sé tanti segreti senza svelarli nei libri, mantenendo riservatezza, gli spiegò che faceva parte della sua etica professionale e ironicamente citò una frase dai suoi libri: «È possibile tenere un segreto fra tre persone soltanto se due di queste sono morte».