Medioevo mediterraneo, l'alba del mondo nuovo

Dal saggio dello storico Chris Wickham emergono i progressi economici (e giuridici) fra X e XII secolo. Cambio di rotta: un vescovo che scrive in arabo un atto d'acquisto e cristiani e musulmani soci in affari...

Medioevo mediterraneo, l'alba del mondo nuovo

Oggi, alle ore 16,30, il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell`ateneo di Catania ospiterà Chris Wickham, medievista dell`Università di Oxford e autore dell ibro The Donkey and the Boat, per lo svolgimento di una giornata di studi dal titolo «Ripensare le economie del Mediterraneo medievale (950-1180). Fonti, problemi, tradizioni storiografiche». Tra i relatori, previsti interventi di Lina Scalisi (Università di Catania), Luigi Provero (Università di Torino) e Michele Campopiano (Università di York). Abbiamo chiesto al moderatore dell`evento, lo storico Marco Leonardi, di descrivere per il Giornale i contenuti del dibattito. L`evento sarà fruibile on line dal sito www.disum.unict.it.

«Il peggio era che i lupini li avevano presi a credenza, e lo zio Crocifisso non si contentava di buone parole e mele fradicie». Dal 1881, il quarto capitolo de I Malavoglia di Giovanni Verga non manca di stupire e inquietare ogni nuova generazione che si cimenti con la lettura del romanzo-manifesto del verismo italiano. In esso si narra come i Toscano, famiglia di pescatori proveniente dal villaggio catanese di Trezza (oggi conosciuta come Aci Trezza) imbocchi la strada della dannazione terrena, per la «Malavoglia» di volere modificare la propria condizione economica. Già, l`economia, quella parola di origine greca attinente alla sfera dell`azione umana che ieri (e anche l`altro ieri) muoveva gli uomini, così leggiamo sul dizionario, «a realizzare il massimo risultato con i mezzi a disposizione».

Il volume The Donkey and the Boat. Reinterpreting the Mediterranean Economy, 950-1180 (Oxford University Press, 2023, pagg. 795, sterline 40), propone, con studiata vividezza, un quadro storico di prim`ordine, aperto a riflessioni sulla vita economica che hanno ben poco da spartire con le tinte fosche dei vinti di verghiana memoria. Autore degli otto, intensissimi, capitoli che spaziano dall`Egitto all`Italia centro-settentrionale, è il medievalista dell`Università di Oxford Chris Wickham. L`autore è già noto al pubblico degli appassionati di storia medievale grazie alla traduzione in italiano dei suoi libri, basti ricordare L`Europa del Medioevo (2018). Dallo stretto di Gibilterra alla Sicilia, dalle coste della Tunisia all`approdo per Malta, dalle rocce frastagliate dell`Egeo allo sbocco del Canale di Suez, da Venezia a Cipro: le molteplici declinazioni degli scambi economici intrattenuti tra le civiltà, sviluppatesi nel Pieno Medioevo all`interno dello spazio mediterraneo, hanno cesellato, spesso a nostra insaputa, il presente nel quale viviamo.

Nel gorgo autodenigratorio in cui è sprofondato l`Occidente, pochi oggi datano l`attuazione dell`odierna tolleranza giuridica tra gruppi etnici diversi alla presenza dominante dei Normanni nell`Italia Meridionale del secolo XII. Nel 1123, un documento attestava l`acquisto di un terreno da parte dell`allora Vescovo di Agrigento, nel quale i venditori erano definiti tanto con l`arabo qa`ids quanto con il latino gaiti. Siamo debitori, nel bene o nel male, rispetto a quanto realizzato dagli insediamenti umani nel bacino del Mediterraneo? Evidenziare anche le ombre dell`Anno Mille, basandosi sulle testimonianze di quanti hanno fallito, nella loro volontà di riscatto sociale, giustificherebbe quanto asserito dal più barbuto (e parimenti barboso) filosofo tedesco dell`Ottocento, che riassumeva l`essenza della storia in un «manifesto» esecrante l`azione di sfruttamento economico dell`uomo a danno dei suoi simili?

L`explicit del cattedratico oxoniense a The Donkey and the Boat ci sottrae a qualsiasi fascinazione mistificante della storia, troppe volte unicamente letta come contrapposizione tra gruppi sociali. Nel 1092, con oltre settecento anni di anticipo sulle visioni del liberale Frédéric Bastiat, nella Toledo ricristianizzata, il musulmano Ali b. al-Harir proseguiva liberamente l`attività del padre, lavorando la seta e vendendo gli indumenti, prodotti con i garzoni cristiani nel suo laboratorio, da Cordova a Malaga. Laddove i musulmani producevano vesti di seta e ne condividevano la diffusione con i cristiani, come testimoniano gli accordi commerciali stipulati con i mercanti genovesi nel 1148, le merci circolavano a scapito dei pugnali e delle spade. Con buona pace dei materialisti da strapazzo, la società imperniata sugli scambi era tutt`altro che rigidamente divisa in compartimenti stagni.

Libero da ogni condizionamento ideologico, lo storico britannico compulsa un numero di fonti talmente vasto da essere a malapena quantificabile. L`elenco delle fonti e della bibliografia riportate potrebbero sfidare, in quanto a mole, le indimenticabili «Pagine Gialle». I suoi studi hanno superato la triade composta dagli storici Braudel-Epstein-Abulafia, autori "blasonati" di pubblicazioni, fino a ieri ritenute definitive per conoscere tutti i risvolti su oltre quattro millenni di civilizzazione dell`area mediterranea. Nel Pieno Medioevo, gli scambi hanno portato con sé a fasi di aperture o di riottosità, cesellando ogni lembo di quel territorio con quei "segni" chiamati, di volta in volta, Cattedrali, botteghe, empori, fondaci, maestranze, porti.

La laboriosa e tutta europea «civiltà della bottega», culla e levatrice dell`attuale economia sociale di mercato, nasceva proprio nel Medioevo.

L`espressione della costante azione performante dell`uomo sull`ambiente circostante, dispiegata in ogni lembo di terra sporgente sul «Mare di Mezzo», assume, grazie alla ricostruzione del Wickham, la forma originale del dinamismo e dell`equilibrio, nel Bacino Mediterraneo, tra la domanda delle élites e quella dei lavoratori della terra, tra le esigenze dei poteri secolari e le necessità materiali di quel composito mondo di artigiani, legislatori e reggenti chiamato civitas. Dopo la lettura di The Donkey and the Boat, alludere al tocco di classe, adottato per riscrivere la storia polifonica del Bacino Mediterraneo, non desta più sgradevoli equivoci.

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