Prima si sono divisi sindaco e partiti, adesso litigano anche fra compagni di partito. L’escalation delle spaccature a sinistra segna un nuovo massimo, e sul caso di Expo, ma non solo, già sfiora il «tutti contro tutti». Protagonista del giorno l’assessore Stefano Boeri. Il capolista del Pd e delegato all’evento prima si è smarcato platealmente, poi si è allineato, e ieri ha chiesto - in cambio - un potenziamento delle deleghe. Il sindaco ha fatto capire che non intende concederlo. La vicesindaco Maria Grazia Guida, intanto - stesso partito, meno preferenze ma più potere - ha rimproverato il collega per la pubblicità data al dissenso, beccandosi una sonora e inedita zittita. Insomma, le zuffe sono a un livello tale che la vecchia Unione, sinonimo di litigiosità e confusione, al confronto di Palazzo Marino sembra una falange romana. E il sindaco tradisce grande nervosismo, anche quando accusa il ministro Ignazio La Russa di «vendetta politica» per aver fatto ciò che il Comune ha chiesto: non confermare le pattuglie dell’esercito.
In effetti neanche nel peggiore incubo del «popolo arancione» poteva accadere quel che è sotto gli occhi di tutti: l’amministrazione Pisapia in poco più di un mese sta avverando le più drastiche previsioni dei suoi detrattori: non solo si presenta come la giunta delle stangate (Atm, bonus libri, e chissà cosa devono ancora aspettarsi le famiglie). Non solo abbandona al loro destino alcune delle vie più critiche di Milano ritirando in 500 uomini fra forze dell’ordine e soldati per una scelta evidentemente ideologica. Ora si divide in mille pezzi sul dossier più importante, Expo, e comincia a sollevare critiche e distinguo dai suoi stessi sostenitori. E anche Marco Travaglio ieri ha criticato pesantemente Boeri. Politicamente il detonatore del caos, come detto, è l’accordo di programma. Il sindaco, con l’aria di farlo controvoglia, ha ratificato l’accordo di Letizia Moratti e Roberto Formigoni (e già si parla di «cemento arancione»). Così facendo è riuscito nel capolavoro di deludere in un sol colpo la sinistra radicale e il Pd. I malumori sono stati in qualche modo accantonati in giunta, tanto che formalmente l’unanimità non è venuta meno. Anzi, Pisapia e Boeri hanno presentato il quadretto edificante dell’interesse pubblico che prevale. Ma passate poche ore i nodi sono tornati al pettine. Con Boeri alla carica. Prima in un’intervista al settimanale «Vita» ha detto «no a un’Expo metrocubista», poi sul suo profilo facebook ha pubblicato riflessioni che politicamente rappresentano frustrazione e ambizioni. «Mi è successo di rallentare su una posizione di principio - lo sfogo - per non mettere in difficoltà una squadra in cui credo e per la quale abbiamo dato tutti l’anima. La partita su Expo è ancora lunga e bisogna recuperare un autogol. Ma per farcela devo avere la posizione giusta in campo, giocare nel mio ruolo». «È quello che fino ad oggi non ho avuto e che oggi ho chiesto. Con il vostro aiuto», dice rivolgendosi ai suoi. La richiesta di un rafforzamento delle deleghe, però, viene subito stoppata dal sindaco: «È tutto da discutere» dice Pisapia.
L’iperattivismo di Boeri ha irritato quella che - fino a prova contraria - è la capodelegazione del Pd a Palazzo Marino, Maria Grazia Guida, che lo ha rimproverato.
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