La Lombardia dice cinque «no» alla Finanziaria

Formigoni: «Le regioni del nord si alleano per un piano unitario sulle infrastrutture»

Maria Sorbi

«Una finanziaria strabica, scritta sotto dettatura di sindacalisti usciti dal mausoleo di Lenin». L’assessore alle Finanze della Regione Lombardia, Romano Colozzi, smonta punto per punto la manovra economica dello Stato partendo dal presupposto che «neanche le agenzie di rating apprezzerebbero questa mole impressionante di interventi (264 articoli) che vanno in gran parte in direzione contraria a quella di cui avremmo bisogno». Colozzi grida 5 volte no contro l’impianto della manovra. E chiede «profonde modifiche» nel passaggio del testo in Parlamento che «evitino l'effetto macigno sulla strada dello sviluppo del Paese».
Il primo no si scaglia contro «lo statalismo trasudato in ogni riga» delle 253 pagine del provvedimento. «La legittima volontà di tenere in ordine i conti pubblici - sostiene l'assessore - non può diventare cavallo di Troia per consentire allo Stato di riappropriarsi di funzioni e poteri non più compatibili con lo spirito e la lettera della nuova carta costituzionale. Questa negazione del principio di sussidiarietà trova il suo apice nella cancellazione del 5 per mille a favore del terzo settore e nell'operazione di esproprio proletario delle risorse del Tfr». Il secondo no è contro una «finanziaria iniqua che traduce il sacrosanto obiettivo di combattere il fenomeno dell'evasione fiscale in una pletora di misure sempre più invasive, e nella previsione di nuove forme di pressione fiscale, che colpiranno i soliti noti già spremuti al di là del lecito dal nostro fisco ingiusto». Colozzi si oppone all’«errore di fondo» della manovra, sostiene che applicare in modo letterale i criteri di Maastricht porta a «mettere sullo stesso piano i debiti conseguenti ai numerosi sprechi presenti negli apparati pubblici e quelli derivanti dalla accensione di mutui per investimenti in infrastrutture, scuole, ospedali, ferrovie». E Colozzi si è reso conto che «è la prima volta che il Governo programma per il 2007 una crescita tendenziale pre-manovra del Pil a 1,5 per cento e una crescita programmata post-manovra dell' 1,3 per cento». L'ultimo no punta il dito contro gli sprechi: «Mentre si riconosce la necessità di ridurre i costi della pubblica amministrazione, si lascia intatto il comparto previdenziale, in contrasto con quanto contenuto nel documento programmatico economico finanziario che era stato approvato in Parlamento».


Il governatore Roberto Formigoni invece anticipa che le regioni del nord si stanno allenando per presentare al Governo «un documento unitario sul tema delle infrastrutture», elaborato da Lombardia, Veneto, Piemonte, Liguria e Friuli. «Sono ottimista - spiega -. il problema è fare piano realistico, individuando le “priorità delle priorità“. Sarà pronto entro la settimana o al massimo quella dopo».

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