"Il premier un interlocutore da rispettare". La corrente delle toghe striglia Patarnello

La presidente di Magistratura Indipendente, Loredana Miccichè prende le distanze dalle dichiarazioni di Marco Patarnello di Magistratura democratica

"Il premier un interlocutore da rispettare". La corrente delle toghe striglia Patarnello
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Dopo due giorni in cui il giudice Marco Patarnello sembrava destinato a diventare un'icona della libertà di espressione e dei giudici che "resistono", adesso anche dall'interno della sua categoria arrivano parole di condanna. Patarnello è diventato famoso dopo che Giorgia Meloni, riprendendo un articolo del "Tempo", ha reso noto il messaggio inviato da Patarnello su una mailing list di toghe: in cui chiamava alla mobilitazione contro la premier, "è più pericolosa di Berlusconi, si muove per visioni politiche e questo rende molto più pericolosa la sua azione. A questo dobbiamo assolutamente porre rimedio". Dal mondo della politica moderata, le dichiarazioni di Patarnello (esponente storico di Magistratura democratica) sono state considerate inaccettabili. Ma dai suoi colleghi finora era arrivata solo solidarietà.


Ora invece a rompere il coro arriva il comunicato di Magistratura Indipendente, la corrente più moderata delle toghe, che - senza fare nomi, ma è chiaro di chi si sta parlando - critica apertamente Patarnello, accusandolo di avere messo a rischio, col suo attacco alla Meloni, l'immagine di imparzialità di cui la giustizia ha assolutamente bisogno. "Le recenti affermazioni di un collega, che hanno avuto ampia risonanza mediatica, ci
impongono una riflessione che, senza alcun intento polemico, è essenziale per la vera salvaguardia dei principi di autonomia e indipendenza della magistratura", scrive la presidente di MI, Loredana Miccichè e il segretario Claudio Galoppi.


"Il Presidente del Consiglio dei Ministri, di qualsiasi partito politico, non è mai un avversario da fermare o da combattere, ma un interlocutore istituzionale da rispettare. Sempre.

Deflettere da questo principio significa indebolire la funzione giudiziaria compromettendone il ruolo e la funzione costituzionale". E' il segnale che all'interno della magistratura la parola d'ordine dello scontro frontale col governo comincia a creare malumori e dissensi.

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