Senatore Ignazio La Russa, tre giorni di conferenza programmatica di Fratelli d'Italia in città vogliono dire che per prendere il Paese bisogna prendere Milano?
«Li abbiamo chiamati appunti e avevamo due scopi: mettere le basi di un programma di governo di centrodestra da offrire ai partiti che che vorranno far parte della coalizione».
E il secondo?
«Dimostrare a chi ripete che non abbiamo classe dirigente che dice una sciocchezza. Lo ha spiegato bene Giorgia Meloni, vadano a dirlo a chi ha messo degli improvvisati come Conte e Di Maio alla guida del Paese».
Tornando agli alleati e alla Meloni, ha detto che nel centrodestra non ci saranno più porte girevoli, si vince e si perde tutti insieme.
«La scelta di stare nel centrodestra deve essere irreversibile. E sottolineo irreversibile».
Ora che vi danno per vincenti è già partito l'assalto alla diligenza. L'italiano è sempre pronto ad andare in soccorso del vincitore.
«Siamo un partito giovane, ma con una lunga storia. Tranquilli: siamo inclusivi, ma non scalabili».
Meloni è stata una vera mattatrice sul palco e poi sui social, ricorda molto Giorgio Almirante.
«A me in un momento ha ricordato anche il Grillo dell'inizio, una straordinaria interpretazione quel pezzo muta sul palco. Ma è vero, per capacità oratoria è un'erede di Almirante, ma la grande novità è che mai lui si era potuto permettere di presentare un programma di governo, oggi Giorgia l'ha potuto fare».
Giorgio e Giorgia che oggi parla di una lunga storia percorsa: da non rinnegare e da riproporre, ma rinnovata e proiettata nel futuro.
«C'erano ospiti illustri come Pera, Ricolfi, Nordio, Tremonti, Zecchi, la direttrice Beatrice Venezi. Le altre volte c'erano stati interventi istituzionali di avversari politici che venivano a fare dei saluti formali, la novità qui è stata invitare intellettuali e tecnici che senza tessera di partito, ma con qualche idea in comune, ci potessero offrire spunti per un programma di governo».
E magari di quel governo diventare protagonisti.
«Gli italiani sanno che se ci voteranno questo diventerà possibile».
Nel frattempo sedicenti giornalisti con telecamerina chiedevano conto di una maglietta un po' scura a un delegato.
«Non hanno trovato le camice nere e sono andato a caccia di maglie e maglioni».
Come si spiega?
«Il disperato tentativo della sinistra di far coincidere la loro immagine di una destra nostalgica e da ridurre a un saluto romano con una realtà che non esiste. Loro vorrebbero che noi fossimo quello, ma noi siamo ben altro».
Cosa?
«Quattromila delegati attenti, e questo non era scontato, a dibattiti e tavoli su argomenti anche all'apparenza noiosissimi come l'energia, lo sviluppo economico, le architetture istituzionali, l'agricoltura».
Uno degli applausi più fragorosi è andato alla Meloni che riproponeva il blocco navale come ricetta contro l'immigrazione selvaggia.
«Ho sentito il generale Graziano, oggi presidente del Comitato militare dell'Unione europea e mi ha confermato che con un accordo con Paesi come la Libia, l'Egitto e il Marocco è possibile. E io dico che eviterebbe a persone disperate di buttarsi in mare rischiando la morte».
Non è una guerra alla disperazione?
«Chi ne ha diritto deve essere imbarcato su un aereo e portato in tutta sicurezza nel Paese designato a ospitarlo».
Tanti applausi anche alla battaglia per rendere la pratica dell'utero in affitto un reato anche se commesso all'estero.
«Una battaglia di civiltà. Come quella per la riforma presidenziale. A giorni arriva in aula. Cominceremo a capire su chi possiamo contare».
Vi definite patrioti e soprattutto conservatori.
«La sinistra per molti anni è riuscita a dare a nostri concetti come ad esempio il sovranismo o il populismo un senso negativo. Nella guerra delle parole siamo riusciti a vincere con il termine patrioti, oggi tutti rivendicano di esserlo. E vogliamo riuscire anche con conservatori».
Cosa significa?
«Conservatore è chi salva i valori per potersi proiettare nel futuro con solide radici».
Ad applaudirla c'era anche la nipotina, quarta generazione di La Russa all'ombra della Fiamma.
«Erano due, una di 6 e una di 4 anni».
Partito conservatore e l'unico con una donna a capo.
«Non è colpa delle donne. E nemmeno degli uomini. Con Guido Crosetto e Giorgia abbiamo fondato il partito e insieme abbiamo deciso che lei fosse la più adatta a quel ruolo. Si è imposta, era donna e noi conservatori non abbiamo avuto niente da dire».
Meloni ha partecipato alla cerimonia istituzionale per ricordare Sergio Ramelli, quella senza saluti romani.
«Non ho nulla contro la cerimonia della destra più identitaria, molti di loro a quel tempo c'erano ed è giusto farla. Ma quella istituzionale è ancora più importante».
Perché?
«Perché così Ramelli non resta solo l'eroe della destra, ma diventa
quello che diceva Indro Montanelli: il riferimento morale di chi in quegli anni subiva violenza fisica e morale da quel comunismo che in Italia dettava legge. E l'eroe di tutti gli italiani che non si piegarono a quel diktat».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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