Accattoni in centro Racket aggressivo da fermare subito

Il nuovo sindaco adesso lo affronti, con Pisapia troppa tolleranza

(...) di un accattone, a me è andata meglio: solo qualche improperio. Mi piace camminare e una mattina andando a piedi da piazza Lima a via Larga ho contato almeno dodici fra accattoni «attivi» (tutti i neri con l'identico cappellino con visiera, qualche presumibile rom e qualche isolato non definibile) e accattoni «passivi», seduti o sdraiati per terra, immobili, con o senza cane, con accanto un barattolino o una scatola per raccogliere le monete e un cartello con la scritta (identica; stampatello, stessa mano, stesso pennarello nero, sempre su cartone ondulato) «ho fame». Le stazioni e i vagoni della metropolitana, invece, sono aree di esclusiva competenza di rom, poveri storpi e mutilati.

Ora, solo il più ingenuo e distratto degli sprovveduti può fingere di non capire che questo accattonaggio pervasivo e ossessivo è un'attività organizzata per gang e controllata da racket: stesse tecniche, stessi atteggiamenti, stessi «attrezzi di lavoro», sapiente distribuzione sul territorio: e questo già dovrebbe indurre le forze dell'ordine, a cominciare dalla polizia municipale, a dedicare la massima attenzione al fenomeno. Non è solo una questione di decoro della città, mura imbrattate e strade disseminate da accattoni non costituiscono il miglior modo di presentarsi per la quarta o terza città turistica d'Italia, per la capitale della moda, del design, dell'architettura, insomma dello stile e del buon gusto.

Ma, quel che è peggio, come dimostrano i due episodi ai quali ho accennato, questo accattonaggio sta subendo una prevedibile mutazione: sta diventando aggressivo, probabilmente a causa della sempre più forte concorrenza e delle prime reazioni di insofferenza da parte di cittadini ormai vessati dalla richieste. Una mutazione, dunque, che ai problemi del decoro ora aggiunge quello della sicurezza, già messa rischio e compromessa in tanti altri modi, certo più gravi, e in tante altre forme.

L'amministrazione, con la consueta sciatteria e superficialità spacciate per tolleranza, ha lasciato che il fenomeno crescesse a dismisura fino ad assumere la diffusione e la pervasività attuali. Ormai dalla squadra che sta per lasciare Palazzo Marino non ci aspettiamo nulla.

Ci piacerebbe perciò che il prossimo sindaco in particolare il meno ideologico e più concreto Stefano Parisi - mostrasse di conoscere il problema e di volerlo risolvere, spiegandoci come intende farlo. Prima che sia troppo tardi, prima che la mutazione aggressiva dell'accattonaggio provochi qualche guaio serio.

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