I legami pericolosi del Pd con l'islam radicale

Il dossier su associazioni, collaborazioni e candidature. Parisi incalza il sindaco: "Una questione molto grave"

I legami pericolosi del Pd con l'islam radicale

Pd e islam politico. Rivelazioni, polemiche, imbarazzi. Anche Stefano Parisi interviene. L'ex candidato sindaco del centrodestra incalza e chiama in causa il sindaco, Beppe Sala. Ed è solo l'ultimo di una serie di interventi arrivati dal centrodestra fra ieri e mercoledì. Ha suscitato grande clamore, infatti, l'atto d'accusa che Matteo Forte e Maryan Ismail hanno dedicato al controverso rapporto fra l'ala ortodossa del mondo musulmano e il primo partito della maggioranza. La linea dei democratici milanesi è stata spesso contestata e discussa in questi anni, anche all'interno dello stesso centrosinistra, ma la questione è tornata caldissima con il dossier che il consigliere comunale e la antropologa (ex esponente del Pd) hanno presentato a Palazzo Marino. Il documento contiene una novità che riguarda Sumaya Abdel Qader. La consigliera comunale ha reso noto il caso del cugino, Samer Al Barq. Ma secondo Forte e Ismail è stato detenuto anche negli Usa e sospettato di legami con Al Qaida. Faccenda delicata, sollevata con toni e argomenti politici. Forte e Ismail non si sono rivolti alla consigliera ma hanno chiesto un chiarimento al Pd, accusato di aver scelto come interlocutore l'ala «sbagliata» dell'islam. Ed è su questo che Parisi si inserisce: «Maryan Ismail e Matteo Forte - ha detto ieri l'attuale consigleire comunale - hanno sollevato per l'ennesima volta una questione politica molto grave. La persistente ambiguità interna al Pd milanese sulla questione dei rapporti politici e organizzativi con componenti delle comunità islamiche legate ai fratelli mussulmani». «Il mondo occidentale - ha proseguito - oggi è minacciato dal terrorismo islamico. Le nostre città sono penetrate da attività di gruppi legati all'islam politico che operano nell'ombra. Il terrorismo islamico si combatte all'interno del Paese con un efficace azione dei servizi di sicurezza e delle forze dell'ordine coordinate a livello internazionale, ma anche con una chiara azione politica che ha l'obbligo di isolare qualunque comportamento ambiguo anche se nascosto dietro il linguaggio della dissimulazione».

Il segretario del Pd Pietro Bussolati ha reagito con forza. «Siamo amareggiati - ha detto - perché quella di oggi è una pagina di brutta politica che non è degna del confronto democratico». Ma Parisi ha ribattuto: «Fa male il vertice del Pd milanese a reagire in modo stizzito, minacciando le vie legali. Si tratta di una questione politica che richiederebbe una riflessione interna al Pd e, soprattutto, senso di responsabilità. Nessuno sta accusando il PD di connivenza ma piuttosto di ambiguità e superficialità».

E quindi, rivolgendosi al suo avversario nella sfida per il Comune, Parisi ha concluso: «Perché il sindaco Sala non dice parole chiare su questa vicenda? Lo sa che i milanesi sono in pericolo e lo è l'intera Europa? Lo sa che esiste un rischio globale che deve essere scongiurato a qualunque livello dell'azione amministrativa e politica?».

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