Concentrare le forze su una linea per educare gli utenti a pagare il biglietto. L'Azienda di trasporti milanese questa volta ha scelto l'autobus 56 per il suo «mercoledì da leoni»: la tratta, da piazzale Loreto al quartiere Adriano, è una di quelle con la peggior fama insieme alla 90-91, sembrava giusta dunque per proseguire l'iniziativa di Atm per aumentare la sicurezza percepita e combattere i portoghesi. E di quest'ultimi ce ne sono visto che su 518 controllati ieri, in 59 erano senza titolo di viaggio. Più di uno su dieci si sposta a scrocco e a sorpresa sono le donne a rappresentare i due terzi dei casi, segno che paiono tanto gentili ma non troppo oneste.
I primi a non salire dopo aver visto le divise blu sono alle 8,40. Poco dopo tocca a due ragazze che all'inizio di via Padova si allontanano ridendo per lo spavento preso e il pericolo scampato: il rischio è una multa che pagata subito ammonta a 36,50 euro, entro cinque giorni 51,50 e dopo questa scadenza passa a 66,50. Chi vede prima gli undici controllori non sale, altri aspettano la corriera successiva, nessuno durante la giornata perde le staffe. Nemmeno un ragazzo egiziano convinto che la multa comminatagli qualche giorno prima valga come abbonamento per 60 giorni. In realtà è il tempo di validità della multa stessa, poi la sanzione si aggrava: la contravvenzione infatti permette solo di terminare il viaggio, poi se ne rischia un'altra. «Quello degli stranieri che non pagano il biglietto però è una leggenda metropolitana» chiariscono da Atm: in tanti usano l'abbonamento, o il biglietto via app o sms che da quando è stato istituito nel 2015 ha permesso di vendere 6,8 milioni di ticket.
I controllori gestiscono la situazione con una certa calma, merito anche della preparazione a cui vengono sottoposti prima di essere messi su strada: ci sono le lezioni sulla gestione del conflitto come le tecniche di approccio, anche se «sarebbe bello avere anche un corso con un mediatore culturale» aggiunge un dirigente. Le zone come via Padova, che rappresenta gran parte del percorso della 56, sono notoriamente luogo di un miscuglio etnico a cui bisogna essere pronti. Come ha specificato un ragazzo arabo a un controllore donna: «Da noi non esiste la parità». Ma anche le ragazze come Giada, 32enne tarantina, hanno imparato a muoversi: lei da ottobre veste la divisa di Atm dopo alcune esperienze come commessa. «Un sorriso in più fa tanto» dice per chiarire come affronta anche i passeggeri più aggressivi.
Di donne come lei ce ne sono 22 su 150 effettivi del reparto. Tutti diplomati e masticano almeno una lingua straniera, per un terzo sono stati assunti negli anni della crisi. I giovani come Roberto hanno tenuto l'età media del gruppo sui 45 anni: lui ha 30 anni, prima lavorava in una cooperativa brianzola per svolgere lo stesso lavoro. Quando si è aperta una finestra in Atm ci si è buttato. Christian invece di anni ne ha 50, era un milanese come tanti impiegato nella logistica.
Poi la crisi ha deciso per lui, ma un round di assunzioni dedicato agli over 40 gli ha permesso di ritrovare lo stipendio perduto.Sulla 56 qualcuno chiede se ci saranno tutto il giorno sulla linea. Ottenuta la risposta affermativa, scende sconsolato.
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