Dopo le dichiarazioni della dottoressa Leone, che si era attribuita la «proprietà del reperto, è arrivata anche da parte della magistratura la conferma che dietro il feto scoperto in un freezer della Bicocca non c'è alcun «giallo». Ieri infatti il pm Alberto Nobili ha comunicato al rettore dell'Ateneo Marcello Fontanesi come quel ritrovamento non configuri alcun reato.
La scoperta venne fatta il 15 marzo da alcuni ricercatori in un frigorifero a meno 70 gradi. Dentro una scatola di politistirolo un feto di poche settimane e un foglietto «appartiene alla dottoressa Paola Leoni». Si pensò a chissà quale giallo ma arrivarono immediata dagli Usa, dove lavora da anni, le spiegazioni dell'interessata. Nel 2005 dopo un aborto al Policlincio, una coppia aveva deciso di donare alla ricerca il feto di 20 settimane affetto dal morbo di Canavan, offrendolo alla dottoressa Leoni. A causa di problemi burocratici ed economici, la ricercatrice avrebbe suggerito di affidarlo al collega Angelo Vescovi (nella foto), allora in attività al San Raffaele. Quando poi Vescovi si trasferì alla Bicocca, portò con sé il proprio materiale, compreso il plico contenente il feto.
Le indagini della squadra mobile hanno confermato tutto punto per punto e informato il pubblico mistero che ieri ha scritto a Fontanesi, ponendo fine al «giallo». Anche se ora Vescovi dovrà spiegare all'Ateneo perché ha mai informato il rettore di quel reperto.
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