L'EX VICESINDACO «Decisione unanime Non verranno? Ce ne faremo una ragione»

Un boicottaggio della cerimonia di iscrizione di Franco Servello al Famedio. Quel che era passato quasi inosservato, oggi a sinistra diventa un caso storico-politico. Nessuno (o quasi) nei giorni scorsi, fra i partiti eredi della «tradizione antifascista», aveva notato la decisione di Palazzo Marino o il successivo intervento dell'Anpi. L'associazione nazionale dei partigiani aveva protestato per l'inserimento dell'ex deputato e consigliere comunale fra i «milanesi illustri» del cimitero monumentale. È stato il moto di orgoglio della destra milanese, probabilmente, a far ripartire anche fra i politici il «riflesso del no». Domenica scorsa infatti, la fondazione An con gli esponenti più importanti di Fratelli d'Italia ha ricordato (a Palazzo Lombardia) la figura di Servello. E l'onore che gli sarà tributato il 2 novembre, su decisione di una commissione comunale cui hanno partecipato anche due assessori, in quella occasione (cui ha partecipato anche Giorgia Meloni) è stato legittimamente letto come una sorta di riconoscimento a una storia collettiva, che è quella del Msi, finora relegato dagli altri partiti fuori da quello che un tempo era chiamato l'arco costituzionale.

L'arco costituzionale è stato rispolverato ieri a Milano da una serie di esponenti della sinistra, che hanno unito la loro voce a quella dell'Anpi, intenzionata a non prendere parte alla cerimonia prevista per la mattina del 2 novembre. «Da quattro anni non sono mai mancato - ha detto il presidente di zona 8 Simone Zambelli (Sel)- ma quest'anno con immenso dispiacere, come l'Anpi e l'Aned non parteciperò alla cerimonia. La scelta di incidere il nome di Franco Servello è irrispettosa per la memoria della nostra città». «Milano Medaglia d'oro della Resistenza non merita questo sfregio» ha aggiunto la coordinatrice provinciale di Sel Anita Pirovano. Gli esponenti della destra in realtà negano che si possa parlare di «passato fascista», per ragioni anagrafiche e biografiche. Anche altri comunque hanno inteso dare man forte al (tentato) veto dell'Anpi. Il responsabile Cultura del Pd, Daniele Nahum, ha parlato di una «decisione sconcertante». «Sarebbe interessante capire la motivazione di chi ha votato a favore di questa follia» ha aggiunto Nahum. Più articolato il commento di Mirko Mazzali, di Sel, che parla di una decisione «sbagliata», «non perché Servello era un fascista non pentito, ma perché non aveva i requisiti di meritevolezza necessari». E, nei giorni scorsi, anche il socialista Roberto Biscardini ha criticato la decisione.

Ma protesta non dà troppo peso l'ex vicesindaco Riccardo De Corato, oggi consigliere di Fdi: C'è poco da “apprendere con profondo stupore” - dice - è giusto che Servello trovi posto al Famedio.

Fu protagonista della scena politica cittadina e nazionale, fu insignito dell'Ambrogino nel 2006 e nello stesso anno fu nominato Grand'Ufficiale della Repubblica. Lo stupore dell'Anpi è fuori luogo e per questo ridicolo».

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