Città della salute senza ricerca?

Recentemente si è riaperto il dibattito riguardo l'opportunità della realizzazione della Città della salute e della ricerca

di Carlo Bersani,
ex presidente Fondazione Besta

Recentemente si è riaperto il dibattito riguardo l'opportunità della realizzazione della Città della salute e della ricerca. Ricorrente la critica che si affrontasse meramente il tema urbanistico dimenticando il tema della programmazione sanitaria. Certamente i contributi, sempre apprezzati e utili a discussioni riguardo opere importanti per la nostra regione e per il nostro Paese, sarebbero potuti giungere alcuni anni fa quando si cominciò a discutere della opportunità di sedi maggiormente capaci di accogliere l'attività di grande qualità che si svolge in questi Istituti e quando furono proposte diverse localizzazioni che per svariati motivi non ebbero seguito.

Ma il maggior rammarico è costituito dal constatare che il grande assente dal dibattito è proprio il carattere costitutivo che rende uniche queste due strutture: la ricerca, ovvero quella geniale intuizione di inizio secolo scorso (la legge originaria che istituisce gli Irccs è degli anni 30) che richiedeva di individuare luoghi capaci di coniugare assistenza clinica e ricerca applicata al paziente e che ha permesso di dare notevoli contributi al progresso della scienza medica. Nel dibattito si chiede, in parte giustamente, di inquadrare questi Istituti nella rete dei servizi sanitari dell'area metropolitana, ma si sottovaluta la ancora più necessaria esigenza di inquadrare questi Istituti nella rete della ricerca, in modo da garantire quella disponibilità di tecnologie e conoscenza scientifica necessarie a mantenere elevato il livello qualitativo assicurato oggi, come confermano le importanti pubblicazioni scientifiche prodotte (questi Istituti sono ai primi posti per impact factor).

Posso citare, tra gli atti più recenti, almeno un paio di delibere, approvate quando ero presidente della Fondazione Carlo Besta, che raccoglievano l'invito formulato dagli operatori, con quella capacità di visione tipica dei grandi ricercatori, a dare una fisionomia all'attività di ricerca nella nuova collocazione e ad individuare attività peculiari per la ricerca dell'Istituto, al contempo auspicando piattaforme comuni da condividere e luoghi per la ricerca comune. Spiace notevolmente, nel recente dibattito, non sentire tale sussulto di orgoglio per una ricerca di elevata qualità, che non difende mere localizzazioni, ma richiede luoghi di condivisione e confronto dove dimostrare competenza e capacità. Spiace non lasciare spazio a quei ricercatori, giovani e meno giovani, che, pur in condizioni di scarse prospettive in Italia, affrontano quotidianamente, a fianco di medici e infermieri, le sfide della malattia usando le armi della conoscenza e del confronto aperto e coraggioso. Spiace in sintesi non trovare impulso per i grandi progetti orientati a salvaguardare la salute e la ricerca scientifica, necessaria prospettiva di un futuro.

Auspico quindi che il dibattito attorno alla Città della salute e della ricerca sia orientato a fornire contributi per una sempre maggiore

qualità dell'intervento, con la necessaria speranza che non si operino azioni di depotenziamento di questi Istituti, dimenticando l'insostituibile attività di ricerca connaturata all'attività di assistenza clinica.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica