Alberto Giannoni
«Milano è un punto di riferimento» dice il neo ministro Marco Minniti, uscendo dal vertice che ha presieduto in prefettura. Ma Milano e la Lombardia sono l'epicentro della minaccia jihadista, come conferma l'espulsione di un tunisino di 23 anni residente in provincia di Brescia. La vicenda - assicura il ministro in corso Monforte - «non ha collegamenti» con Anais Amri, il killer di Berlino ucciso durante una drammatica sparatoria notturna nei pressi della stazione di Sesto San Giovanni. Ma «non è un'espulsione qualsiasi» - aggiunge - perché la persona allontanata dall'Italia «è una persona importante», una figura potenzialmente pericolosa. «C'era una fortissima potenzialità, ma non una fase in atto». Insomma, coltivava progetti ancora non concreti e non è dato sapere se avesse una rete. Le indagini di polizia hanno documentato che lo straniero era collegato a un foreign fighter marocchino, già domiciliato nel Milanese, con il quale era in contatto tramite social network. Rientrato in Italia il 15 agosto scorso, dopo un prolungato periodo in Tunisia, il cittadino tunisino aveva manifestato chiari indicatori di radicalizzazione.
Le attività investigative, operate anche con la collaborazione internazionale e dei servizi di intelligence, hanno evidenziato che a metà novembre 2016 aveva ricevuto indicazioni, da una persona che conosceva, di compiere attentati in Italia simili a quelli compiuti in Francia e in Belgio, per ritorsione contro le operazioni dell'Italia in Libia. Inoltre, il tunisino espulso ieri aveva manifestato l'intenzione di lasciare l'Italia quanto prima per unirsi allo Stato Islamico.
L'allarme, comunque, in Lombardia resta alto. E il deputato milanese Paolo Grimoldi, segretario della Lega Lombarda, conta sei espulsi o arrestati negli ultimi due mesi, oltre ad Amri, e almeno venti in tutto il 2016. «Non basta tutto questo per far svegliare il Governo e comprendere una volta per tutte che è in Lombardia l'epicentro dell'attività jihadista in Italia?» chiede. L'assessore regionale alla Sicurezza, Simona Bordonali, rimarca che «il rimpatrio di questa persona è una buona notizia, dall'altro lato però preoccupa perché ancora una volta dimostra come la Lombardia e il territorio provinciale bresciano siano coinvolti dal pericolo rappresentato dal terrorismo islamico». «Sembra che questa persona dovesse compiere attentati in Italia simili a quelli che hanno già coinvolto Francia e Belgio. L'Islam radicale si conferma una piaga sociale da eliminare». Sul fronte della sicurezza antiterrorismo, il ministro elogia le misure adottate da Milano con i blocchi anti sfondamento: «Mentre noi ci impegnavamo a trasmettere direttiva - racconta - ho visto che a Milano avevano già predisposto le difese passive e questa cosa mi ha profondamente colpito».
A proposito del terzo punto all'ordine del giorno, l'immigrazione, il governatore Roberto Maroni ha parlato di un impegno del ministro ad accelerare i rimpatri dei clandestini, e il Comune può incassare due promesse. La prima: entro la fine dell'anno saranno stanziati ai Comuni i finanziamenti per gestire l'accoglienza di migranti e richiedenti asilo. «E Milano avrà sua quota parte».
La seconda riguarda le aree attorno alla stazione centrale. Il ministro parla di «due progetti pilota per le riqualificazioni urbane attorno alle grandi stazioni». «Una è quella di Roma- annuncia - e l'altra sarà quella di Milano».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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