Monti a Milano per dare una mano ad Albertini E fa un dispetto a Formigoni: «Non l'ho voluto»

Monti a Milano per dare una mano ad Albertini E fa un dispetto a Formigoni: «Non l'ho voluto»

«Formigoni? Non l'ho voluto io». «Maroni? Avevo simpatia per la Lega ma sono deluso». «Pannella? Ho simpatia e ammirazione per lui». Mario Monti ci sta prendendo gusto. Arriva in tutta fretta da Linate alla conferenza stampa convocata nello studio legale di Pietro Ichino. Quando sbarca a Milano il suo «tridente» ha già iniziato a presentare un manifesto. Il giuslavorista e senatore ex Pd insieme agli europarlamentari Mario Mauro e Gabriele Albertini. I tre saranno la testa di lista del raggruppamento montiano al Senato. Il premier si è concesso una mezza giornata milanese per presentare i candidati in Lombardia, la Regione su cui si concentra l'attenzione di tutti, visto che elegge il governatore e quasi 50 senatori che saranno decisivi in quella «camera alta» che è sempre più in bilico. Ha fatto i nomi di Benedetto Della Vedova (capogruppo Fli alla Camera), Christian Campiotti (segretario regionale Udc), Emanuela Baio (senatrice Pd poi Terzo polo), Rita Clementi, Lidia Rota e Giovanna Mazzotta.
Ha mostrato uno strano mix di modestia e ambizioni, Monti. Ha rifiutato di accettare una sua collocazione politica, affermando la sua alterità, o superiorità, rispetto allo schema centrodestra-centrosinistra. «Non credo sia nostra ambizione essere il centro» ha avvertito però, dando l'impressione di voler recitare un po' tutte le parti. Gigioneggiando un po' davanti ai flash e scambiando sorrisi d'intesa con i collaboratori, il professore non si è tirato indietro insomma, tirando fendenti a destra e a manca. «A chi sostiene che noi vogliamo essere moderati io rispondo che bisogna esserlo nei toni ma per la politica in realtà noi vogliamo essere radicali». E a proposito di Radicali, Monti ha annunciato che vuole rispondere alla lettera con cui Marco Pannella, gli ha chiesto «ospitalità». «Gli risponderò senz'altro» ha promesso, ribadendo però che «le questioni eticamente sensibili sono importanti ma non sono la priorità.
Radicale, moderato, ma anche federalista, il premier. Auspica un «federalismo responsabile», demolendo come «devastante» la riforma approvata dalla sinistra. E ha confessato, da «compaesano» di Roberto Maroni - sono entrambi varesini - di aver avuto «simpatia» per la Lega «all'inizio». Poi ha attaccato l'attuale Carroccio ma proposito della proposta di trattenere in Lombardia il 75% delle tasse non l'ha bocciata: «È un principio che ha il pregio della semplicità e quindi può anche fare una certa presa» ha riconosciuto, aggiungendo che i partiti dovrebbero presentare non una sola proposta.

E alla fine ha tentato lo sgambetto a Roberto Formigoni: una sua lista apparentata? «Non l'ho accettata» ha rivelato. Mentre il governatore nel giro di un'ora gli ha risposto: «Non mi sono mai sognato di chiedere alcun apparentamento a Monti».

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