Preso il ras della droga di Quarto Oggiaro per la nostalgia di casa

Castriotta, detto Gianco, catturato in Spagna perché si era messo in contatto coi familiari

Paola Fucilieri

Fatali sono state le vacanze: i latitanti, in qualche modo, quando s'avvicina il Natale vengono percorsi dal classico brivido di nostalgia e, in qualche modo, desiderano avere accanto la famiglia. Non ha fatto eccezione Francesco Castriotta, detto Gianco, classe 1972, nato a Milano da una famiglia originaria di Manfredonia (Foggia) penultimo di sei fratelli, narcotrafficante di peso, sparito dall'agosto 2010 dalla sua casa di Ospiate di Bollate, mentre era ai domiciliari. Come lui, durante le festività, vennero presi altri criminali di ben più grosso calibro, come Maurizio Abbatino, il boss della Magliana detto «Freddo», catturato a Caracas nel gennaio 1992, «tradito» proprio da una telefonata alla madre per Capodanno.

Gianco - com'è conosciuto Castriotta nell'ambiente degli stupefacenti che a Milano ha spacciato prima per conto dei boss Biagio (detto Dentino) e suo fratello Alex Crisafulli, e poi un po' per conto suo a Quarto Oggiaro - è stato catturato l'altro ieri in una zona spagnola di mare attualmente deserta, El Vendrell, in Terragona, a non più di 70 chilometri da Barcellona. A prenderlo, dopo sette anni di latitanza, è stato materialmente un gruppo operativo della polizia della Catalogna. Lui li ha accolti in una villetta con il suo sorrisetto sarcastico; gli agenti erano preparati a trovarlo armato fino ai denti, quindi pericolosissimo, come da anni viene considerato dagli inquirenti.

Tuttavia a questo boss del narcotraffico non si sarebbe mai arrivati se non grazie alle fondamentali indicazioni dei carabinieri del Ros di Milano guidati dal pm Marcello Musso, soprattutto attraverso l'indagine «Pavone», durata due anni e mezzo, dal dicembre 2005 fino al giugno 2008 e durante la quale Castriotta venne arrestato. Ora per Gianco si apriranno le porte del carcere dove resterà a lungo: deve scontare infatti un cumulo di pena di 21 anni due mesi e dieci giorni per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, nel suo caso cocaina di ottima qualità (con partite anche al 90% di principio attivo). La sua condanna definitiva, emessa dal tribunale di Milano e richiesta dalla Procura generale di Milano, è riuscito finora a non scontarla perché, dopo pochi giorni di carcere, gli erano stati concessi i domiciliari a causa di una particolarissima malattia: il priapismo, la disfunzione di chi ha sempre il membro eretto. Disturbo pare dolorosissimo che gli dava non pochi problemi, come emerge dalle intercettazioni.

Per il Ros di Milano era diventato un punto d'onore catturare Castriotta. Lavora alla corte dei Crisafulli, storica famiglia di Quarto Oggiaro, con saldi legami con 'ndrangheta e Cosa Nostra e che gli affida il traffico degli stupefacenti, anche quattro chili di cocaina alla settimana che Gianco fa spacciare a Quarto grazie alla sua rete di ragazzini. Nel '94, però, finisce insieme a Biagio «Dentino» in un'inchiesta della Dda milanese, «Terre bruciate» e da lì i rapporti con i boss di Quarto Oggiaro cominciano a vacillare. Biagio scopre infatti che Castriotta si tiene una percentuale della droga che smercia per lui. E tre anni dopo, dal carcere di Opera Crisafulli, decide di spostare il giro di cocaina di Quarto Oggiaro alla famiglia Tatone.

Scarcerato per fine pena agli inizi degli anni 2000, Gianco si mette «in società» con malavitosi di Quarto Oggiaro come Antonio Maiolo e Massimo Scrivano, con Gerardo Gadaleta (detto «Gerardo il criminale»), esponente di spicco della malavita pugliese radicata a Milano, frequenta la cosca calabrese dei Paviglianiti e dei Muscatello (questi ultimi considerati veri e propri boss della 'ndrangheta in Lombardia) e continua a spacciare, rifornito soprattutto da Domenico Brescia, conosciuto come «il sarto dell'Inter», di Rovello Porro (poi arrestato).

Intanto Castriotta allarga anche il suo giro e trova nuove piazze di spaccio tra Bollate e Novate Milanese. I Ros lo arrestano la prima volta nel luglio 2007 a casa sua, a Ospiate di Bollate: ha quasi un chilo di cocaina. E sulla faccia il solito sorriso sprezzante.

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