Alberto Giannoni
Nato a Soresina proprio come Danilo Toninelli, il 46enne Massimiliano Salini (Forza Italia) è probabilmente l'eletto italiano più lontano dalla politica a 5 Stelle. Popolare e rigorosamente anti-populista, è abituato a studiare scrupolosamente i dossier, a partire dal programma spaziale europeo, tema da 16 miliardi di cui è stato relatore. Rieletto con 37mila preferenze, Salini mette al primo punto la questione del lavoro. Si occuperà ancora di industria, anche nel mandato che inizia oggi, e accoglie con cautela i dati sull'occupazione in Italia. «Abbiamo perso un milione di ore lavorate, è quello il dato che io ho l'abitudine di guardare, altrimenti si rischia di restare ingannati». Le due forze al governo in Italia - questa la sua analisi - hanno bloccato il Paese. Eppure dalle rilevazioni sembrano godere ancora di un certo consenso, sebbene sui temi dell'economia lo scetticismo emerga con sempre maggior chiarezza. «Manca un'alternativa reale - riflette - noi dobbiamo fare mea culpa ma la ragione vera è che appare un'unica opzione, quella di chi dice di proteggere gli italiani da cose esterne, posizione legittima ma che non può tenere nel tempo». «Il nostro compito però - aggiunge - non può essere solo criticare, ed è sul lavoro che ci giochiamo tutto. Se dovessi fare una battuta, non è la qualità dei congressi ma la qualità delle proposte ciò che conta». L'Europa ha le sue fragilità e le sue colpe - riconosce - per esempio sui migranti: «Il problema non è quello dei richiedenti asilo, ma dei clandestini, su cui l'Europa continua a voltarsi dall'altra parte».
Ma proprio sulla procedura d'infrazione Salini vede i limiti e i rischi di un'Italia populista: «Vediamo come risponderà il governo, se sarà la solita presa in giro. Ora pare tutto sospeso, penso che l'Europa farà fatica. Potrebbe decidere di desistere dal rifilarci questa procedura che il governo ha fatto di tutto per meritare, ma che gli italiano non meritano».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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