Alberto Giannoni
Le aziende di Milano nel mirino del crimine via web. Recenti storie mondiali di «spioni informatici» chiariscono la portata di un rischio che oggi si calcola in miliardi. Uno-due miliardi di possibili danni per le aziende che hanno sede nella città capitale economica del Paese. Lo stimano gli organizzatori di un convegno che venerdì 27 gennaio sarà ospitato al Pirellone, voluto dall'eurodeputato Stefano Maullu. «Sono cifre enormi - conferma Stefano Mele, avvocato specializzato in diritto delle tecnologie, privacy, sicurezza cibernetica - la realtà di chi lavora nel settore parla di milioni di attacchi globali. Non può che essere un ordine dei grandezza almeno pari a questo».
Miliardi di euro di potenziali danni, dunque, per aziende come quelle milanesi che operano in settori tecnologicamente avanzati, basti pensare al design, alla moda, alla pubblicità. E mentre gli altri sistemi si stanno attrezzando, l'Italia sembra scontare un ritardo pericoloso, secondo Maullu: «Lo ha detto chiare lettere anche il Garante per la privacy Antonello Soro: l'Italia è in grave ritardo per quanto riguarda la sicurezza cibernetica. E lo dicono i numeri: mentre l'Italia l'anno scorso ha investito circa 150 milioni di euro per la cybersecurity, la Francia recentemente ha annunciato un investimento di un miliardo e 400 milioni, l'Inghilterra investirà 15 miliardi di sterline, gli Usa aggiungerà 17 miliardi di dollari ai già preventivati 70 miliardi. Numeri che dicono come l'Italia debba al più presto rivedere le proprie linee in merito alla cybersecurity, per stare al passo con un progresso tecnologico che comporta tante opportunità ma contemporaneamente rischi enormi. Per questo oggi è necessaria una profonda riflessione sui rischi che il mondo del web può nascondere e Milano in questo senso è una realtà delicatissima, che fa dell'impresa e delle nuove tecnologie un'avanguardia italiana ed europea che deve essere tutelata nel migliore dei modi».
In pochi anni tutto si è trasferito on line, dai servizi alle attività produttive. «Dobbiamo renderci conto - scandisce Mele - che internet è alla base della vita e della tecnologia di tutti, non stiamo parlando solo di uno strumento per conoscerci e comunicare. Parliamo di trasporti, energia. Poco più di un anno i tre quarti di un Paese, l'Ucraina, sono rimasti al buio per un attacco del genere».
Si parla in effetti di livelli diversi: cittadini, aziende, e anche Stati. «Lo spionaggio è sempre esistito, ma mentre fra privati esiste il diritto penale - spiega Mele - nel diritto internazionale non c'è una norma su questo. Tutti gli Stati spiano, a volte per favorire le aziende. E tutti sono spiati. Nessuno può scagliare la prima pietra». Una cosa è certa: «Chi investe di più in tecnologia cresce di più - sintetizza Mele -mentre la distrazione fa perdere terreno». Per questo l'avvocato ha avanzato, da presidente di un'associazione ad hoc, la proposta di un «cyber-parco» da insediare nelle ex aree Expo: «Qui a Milano ci sono le sedi delle grandi aziende. Qui potrebbe esserci il primo parco europeo dedicato alla sicurezza cibernetica, con università e start-up. Sarebbe un grande affare, oltretutto. Uno esiste negli Stati Uniti, l'altro in Israele.
E Israele oggi ha il 62% delle società che si occupa di sicurezza. Senza sicurezza proliferano il crimine e lo spionaggio. La Regione ha avviato un tavolo con l'assessore Luca Del Gobbo. Il lavoro era stato incardinato e ora spero che questa iniziativa possa accelerare».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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