Ma sui profughi tira dritto: paghetta da 500 euro al mese

Nessuna smentita nonostante le molte voci di protesta all'idea di «stipendio» e corsi di italiano ai clandestini

Ma sui profughi tira dritto: paghetta da 500 euro al mese

Chi si augurava un fraintendimento giornalistico o un colpo di sole estivo è rimasto deluso. Perché pur attesa fino a tarda sera, la smentita del sindaco Beppe Sala non è arrivata. E, allora, non arriverà mai visto che mentre la sua proposta di dare uno stipendio di 500 euro ai clandestini è rimasta due giorni su giornali e siti internet, da Palazzo Marino non è arrivato il benché minimo cambio di rotta. Nemmeno un aggiustamento alla richiesta affidata alla prestigiosa penna di Aldo Cazzullo e pubblicata nel Corriere della Sera di martedì. «In Germania - aveva spiegato Sala - i migranti si impegnano a studiare il tedesco e a lavorare per 500 euro al mese, in attesa che la magistratura stabilisca se hanno il diritto di restare o no. Il modello è questo». Parole chiare che si prestavano a ben poche possibilità di fraintendimento e che sono state riprese dal Giornale di ieri, scatenando l'ovvia reazione dei lettori. Decine le telefonate in redazione e le mail di protesta. Decine di migliaia i clic sul sito internet del Giornale di fianco al titolo «L'ultima trovata di Sala, 500 euro a ogni profugo», decine i commenti a dir proprio contrariati e migliaia i «mi piace» di disapprovazione (si perdoni l'ossimoro).

La prevedibile reazione a una proposta probabilmente, anzi certamente irrealizzabile di un Sala che nella stessa intervista ha finalmente dichiarato «Sto col Pd». L'ammissione di aver usato l'elezione a sindaco di Milano come trampolino per tentare il triplo salto (magari mortale) nella politica nazionale, come si era già capito vedendolo capopolo alla testa dei cortei per i migranti e l'orgoglio gay. Pronta la discesa in campo, nonostante confessi di non averne ancora la tessera, ma di aver sempre «votato per gli antesignani del Pd». Chissà se lo aveva messo nel curriculum e raccontato alla berlusconiana Letizia Moratti quando lo aveva lautamente retribuito per guidare da direttore generale la macchina del Comune a trazione centrodestra.

Detto questo Sala è libero di fare le scelte politiche che vuole, ma i milanesi hanno altrettanto diritto di preoccuparsi per il suo schierarsi nelle file del Pd, un partito che nella politica dell'immigrazione ha dimostrato di non averci capito un bel fico secco. E sembra nemmeno Sala se prende come esempio di accoglienza degli extracomunitari la Germania, una nazione che ha da anni raggiunto la piena occupazione. Situazione ben diversa da quella dell'Italia dove invece la disoccupazione sta raggiungendo livelli record e soprattutto quella giovanile è una piaga drammatica. Proprio per questo sarà difficile vedere Sala andare a proporre la sua ricetta lontano dalla protetta Piazza Scala dove anche uno striscione srotolato da Casa Pound viene considerato un gesto di lesa maestà e punito con la denuncia. Vada, se ne ha il coraggio, a proporre la «paghetta» agli extracomunitari al Giambellino, alla Barona o nei ghetti Aler di San Siro dove l'idea di uno stipendio per i clandestini potrebbe far spuntare i forconi.

Perché di questo si tratta e non è razzismo, visto che quelli che per Sala sono «in attesa che la magistratura stabilisca se hanno diritto di restare o no» clandestini sono, almeno secondo la legge. Non profughi. Con buona pace di Sala e del Pd a cui l'ultima batosta elettorale evidentemente non è bastata.

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