Da Sumaya a De Corato, tutti i nomi in bilico per un posto in Comune

I partiti puntano al premio di maggioranza Fdi avrà un eletto in aula solo se vince Parisi

Chiara Campo

Sedici ore per scegliere. Un milione di milanesi è chiamato ai seggi dalle 7 alle 23 per scegliere il futuro sindaco è lo spoglio inizierà subito dopo. Nella notte si scoprirà chi tra Stefano Parisi o Beppe Sala ha segnato il famoso «calcio di rigore» (copyright Matteo Renzi) ed è una partita della vita (in Comune) anche per quei candidati che saranno eletti solo grazie al premio di maggioranza, che assegna il 60& dei posti in consiglio alle liste collegate al nuovo sindaco. Se non vince Parisi, ad esempio, rischia di sparire dalla coalizione del centrodestra milanese Fratelli d'Italia: il partito di Giorgia Meloni al primo turno non ha superato la soglia di sbarramento del 3% (si è fermato al 2,4%) quindi non avrebbe diritto a un seggio. A traballare è la poltrona del più votato di Fdi, il capolista Riccardo De Corato, un peso massimo a Palazzo Marino: è entrato in aula 31 anni fa e non ci è più uscito, due volte vicesindaco di Gabriele Albertini e al fianco di Letizia Moratti. In Forza Italia sono dentro, comunque vada, la regina delle preferenze Mariastella Gekmini (con quasi 12mila preferenze al primo turno ha battuto tutti i candidati), i conigliere uscenti Pietro Tatarella, Gianluca Comazzi, Fabrizio De Pasquale e Luigi Pagliuca e le new entry Silvia Sardone e Alessandro De Chirico. Tra gli otto azzurri in bilico ci sono il direttore di «Tempi» Luigi Amicone, Andrea Mascaretti o l'ex campione del Milan Daniele Massaro. Se perde Parisi, resterà «in panchina». La Lega può passare da 4 a 9 consiglieri: tra in nomi che ballano ci sono Gianmarco Senna, ex consigliere in zona 7 o Luca Lepore che ha fatto 5 anni di dura opposizione a Pisapia (è stato capace di sfornare migliaia di emendamenti al Bilancio). Della lista civica «Io corro per Milano» per ora è garantito solo il posto dell'ex sindaco Gabriele Albertini, col premio d maggioranza entrerebbe anche Manfredi Palmeri. «Milano Popolare» sarà rappresentato comunque vada da Matteo Forte, per Maurizio Lupi che ha preso circa 700 preferenze in meno bisognerà attendere l'esito del match.

Sul fronte del centrosinistra, se vince Sala il Pd può passare da 10 a 22 seggi. Tra i 12 nel limbo, c'è il nome che ha acceso più polemiche in campagna.: l'esponente islamica Sumaya Abdel Qader, eletta solo se perde Parisi. In bilico anche nomi forti di consiglieri uscenti, come il renziano Filippo Barberis o l'ambientalista Carlo Monguzzii. Il 22esimo è Aldo Ugliano, ma rischia di cedere comunque il posto al radicale Marco Cappato dopo l'apparentamento (ma dovrà fare ricorso per rientrare nella spartizione). In SinistraxMilano dopo il riconteggio delle schede la coordinatrice di Sel Anita Pirovano ha superato Paolo Limonta (leader dei comitati arancioni). Se vince Parisi però, entra solo il più votato Filippo Del Corno, altrimenti passa anche la Pirovano (e «sopravvive» Sel a Milano).

Nella lista civica di Sala il primo che «balla» è l'assessore Franco D'Alfonso, che ieri ha fatto un tam tam per il voto via sms. Avrà un banco nell'opposizione Basilio Rizzo, ex candidato sindaco con «Milano in Comune», e quattro il Movimento 5 Stelle.

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