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Francia, il partito di Macron ottiene la maggioranza assoluta

Il partito En marche! ottiene la maggioranza assoluta. Le Pen entra per la prima volta in Parlamento ma il Fn delude. Affluenza in calo

Francia, il partito di Macron ottiene la maggioranza assoluta

La bassa affluenza alle urne spegne il sorriso sulle labbra di Emmanuel Macron: a votare va un francese su due e la sua maggioranza assoluta all'Assemblea Nazionale è un successo dimezzato. Nonostante il suo "En Marche" ottenga, con gli alleati centristi, circa 360 seggi, un'ottantina in più rispetto a quanti ne bastano per avere mani libere, lui non si mostra alle telecamere, e preferisce mandare il suo primo ministro Edouard Philippe a dire che è stata una "vittoria chiara che ci rende felici". Tutto qui, ed il suo quartiergenerale si svuota subito dopo. Poca voglia di festeggiare, nemmeno fosse stata una sconfitta come quella sofferta dai socialisti. Infatti è il Psf la forza che paga il prezzo più alto a quel profondo stravolgimento che si sta verificando nella politica francese, per cui un partito come En Marche passa in 15 mesi dalla non esistenza all'Eliseo al controllo totale del Parlamento. I socialisti perdono l'80 percento dei loro seggi, precipitano a poche decine di presenze, ed aprono ufficialmente la crisi del partito. Il referto medico lo stila il segretario,Jean-Christophe Cambadelis. "La sconfitta è bruciante e senza appello", ammette di fronte alle telecamere, "la sinistra deve cambiare radicalmente nella forma e nella sostanza ed aprire una nuova fase per combattere il nazionalismo ed il neoliberismo". Risultato: lui se ne va. "Il partito sarà gestito da una segreteria collettiva, io mi assumo le mie responsabilità", spiega. Ora si spera nel futuro, che in politica vuol dire essere già in buona parte passato.

Ma anche il Front National ha poco di che gioire: un mese e mezzo fa Marine Le Pen metteva paura a Macron al ballottaggio per le presidenziali, oggi è eletta per la prima volta all'Assemblea Nazionale. Peccato che sia alla testa di una pattuglia di, al massimo, altri sette deputati. Per capire: i socialisti - usciti distrutti - di seggi ne hanno una cinquantina. Poco da stupirsi allora se lei accosti toni trionfalistici a esclamazioni di rabbia. Il suo ex rivale Macron "ha fatto precipitare il Paese nell'indifferenza", accusa, riferendosi alla scarsa affluenza. E poi aggiunge: "Questo processo è profondamente antidemocratico. Noi al ballottaggio delle presidenziali abbiamo raccolto 6 milioni di elettori, ed oggi abbiamo così pochi deputati. E' vitale per la democrazia che si introduca il metodo proporzionale". Parole opposte e quindi simili a quelle di Jean-Luc Melenchon, che di seggi ne ottiene una ventina e ha poco di cui lamentarsi. Per lui però il dato politico centrale è "l'astensione schiacciante", un vero e proprio "sciopero del nostro popolo". Quindi si dovrà tenere un "referendum per dire sì o no a se una minoranza possa detenere tutto questo potere". Una proposta che sa di utopia. Nel frattempo i Repubblicano di Fillon guardano il quadro e lasciano trapelare una certa dose di soddisfazione: portano a casa 115 seggi. L'effetto assorbimento da parte di En Marche non c'è stato. Ora saranno possibili addirittura delle intese parlamentari, come anche anche il loro contrario. Con i socialisti ai minimi termini, il Fn confinato a meno di una decina di rappresentanti, sono loro la vera, potenziale forza di opposizione.

Che potrà farsi ancora più forte, da domani, del 50 percento dei francesi che non sono andati a votare.

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