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Gaza, colpito ospedale. L'Onu: "Cessate il fuoco"

Prosegue la guerra nella Striscia e si aggrava il bilancio dei morti: almeno 530. Incontro al Cairo tra Kerry e Ban Ki-moon

Gaza, colpito ospedale. L'Onu: "Cessate il fuoco"
Il bilancio delle vittime nella Striscia di Gaza si aggrava di ora in ora. Siamo a 556 morti dopo 14 giorni di offensiva israeliana. Nel conteggio non sono inclusi i militanti palestinesi uccisi in Israele dopo essersi infiltrati attraverso i numerosi tunnel scavati a Gaza. Le vittime israeliane sono invece 27, di cui 25 soldati e due civili. Oggi sono state uccise 39 persone, un terzo delle quali sono bambini. Una cannonata ha colpito un ospedale a Deir al-Balah (quello dei Martiri di al-Aqsa), uccidendo quattro persone e ferendone 70. Dall'inizio delle operazioni terrestri le forze israeliane affermano di aver ucciso 150 terroristi palestinesi. I militari impegnati a Gaza hanno portato alla luce 45 ingressi di 16 tunnel offensivi scavati fino sotto al territorio israeliano. E sempre nella giornata di oggi Hamas ha sparato oltre 50 razzi verso Israele, tra cui due a Tel Aviv, ma i missili non hanno provocato danni né feriti. Dall'inizio dell'operazione "Margine protettivo" a Gaza sono stati lanciati complessivamente quasi duemila razzi.
Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, convocato d'urgenza domenica sera, ha rivolto un appello per "l’immediata conclusione delle ostilità" a Gaza e ha espresso "seria preoccupazione" per l’escalation delle vittime e della violenza. Lo ha reso noto il presidente di turno del Consiglio, il ruandese Eugene Gasana. I 15 membri del Consiglio hanno anche chiesto il rispetto del diritto umanitario internazionale, che chiede la protezione dei civili. Intanto nella Striscia di Gaza prosegue l'operazione "Margine protettivo", lanciata da Israele come risposta al continuo lancio di razzi da parte di Hamas. Intanto il segretario generale delle nazioni Unite, Ban Ki-moon, appena giunto al Cairo per un colloquio con Kerry e con il presidente egiziano al Sisi, ha chiesto che le ostilità tra Israele e Hamas cessino "immediatamente". Dopo i colloqui di Doha la diplomazia internazionale riparte dall'Egitto per cercare di strappare una tregua duratura.
Domenica sera, in tv, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva detto che l'operazione nella Striscia, se necessario, si sarebbe ampliata, spiegando poi che dopo che Israele ha accettato tre offerte di cessate il fuoco, ora ha il sostegno internazionale per l'operazione di terra. Il leader dell’Anp, Abu Mazen, da Doha (Qatar) ha chiesto a tutte le parti coinvolte negli scontri di porre fine alle ostilità e di rispettare il cessate il fuoco proposto dall’Egitto nei giorni scorsi.
A 10 giorni di distanza dal primo intervento, Barack Obama ha ricontattato Netanyahu ribadendogli che si deve ripartire "dall’accordo di cessate il fuoco raggiunto nel novembre del 2012". Si tratta del precedente intervento militare israeliano contro Hamas, l’operazione "Pilastro di Difesa" (14-21 novembre 2012). Fa riferimento all’intesa raggiunta al Cairo dall’allora segretario di Stato Hillary Clinton, grazie alla mediazione dell’ex presidente egiziano Mohamed Morsi, esponente dei Fratelli Musulmani, alleati di Hamas. Oggi però l'Egitto di al Sisi, che continua nell'opera di mediazione, non ha più Hamas come interlocutore privilegiato, avendolo messo fuori legge.
Il gruppo sciita libanese Hezbollah si dice pronto ad aiutare Hamas. Il capo del movimento, lo sceicco Hassan Nasrallah, ha avuto un colloquio telefonico con il capo dell’ufficio politico di Hamas, Khaled Meshaal, per garantire l’appoggio del "Partito di Dio" al movimento palestinese. Lo riferisce l’emittente televisiva libanese "al Maiadin". Nasrallah ha in particolare garantito "una cooperazione e un coordinamento tra i vari gruppi della resistenza anti-israeliana per far
fallire gli attacchi del nemico".
"Deploriamo con fermezza l’attuale posizione americana di avallo al genocidio da parte di Israele contro la popolazione inerme di Gaza", ha dichiarato in conferenza stampa a Ramallah, il segretario generale dell’Olp Yasser Abed Rabbo. "Se
questo è il ruolo che gli Usa vogliono avere - ha continuato Rabbo - devono abbandonare il ruolo di mediatori nel processo di pace".

Il fuorionda di Kerry in tv

Il segretario di Stato Usa ha parlato in tv della crisi di Gaza. Lo ha fatto da cinque diverse emittenti. Tutti interventi misurati i suoi, senza sbilanciarsi troppo. Come si conviene al capo della diplomazia della prima potenza mondiale. Alla fine, però, "scivola" in una frase che gli crea qualche imbarazzo. Durante una pausa pubblicitaria dell’intervista a Fox non si accorge che il suo microfono è ancora "aperto" e, in una conversazione telefonica con un membro del suo staff, si lascia sfuggire ciò che probabilmente pensa davvero dell’offensiva militare d’Israele: "Altro che operazione di precisione. L’escalation è significativa. Dobbiamo andare lì. Dobbiamo andare lì stasera. È pazzesco stare seduti", insiste. Ignaro che la sua telefonata fosse stata registrata, Kerry torna davanti alla telecamere e viene incalzato da Chris Wallace, il giornalista che lo stava intervistando. "Mentre era in camera e con il microfono, ha parlato con una persona del suo staff sulla situazione in Israele. Quando ha detto altro che operazione di precisione si riferiva al fatto che è preoccupato del fatto che Israele possa essersi spinto troppo in là?", chiede Wallace senza giri di parole. Kerry si difende in calcio d'angolo: "In queste situazioni è difficile. Ho reagito ovviamente in un modo comune a tutti quando si tratta di bambini e civili". E ancora: "La guerra è difficile. L’ho detto pubblicamente e lo ripeto". Infine torna istituzionale al 100%: "Difendiamo il diritto di Israele a fare quello che sta facendo".

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