L'irruzione del giovane candidato Emmanuel Macron nella politica francese assomiglia a quella di un anticorpo generato dal sistema, come una sorta di vaccino contro una minaccia esistenziale che incombe: l'ultradestra di Marine Le Pen. Nella logica di un modello elettorale che tradizionalmente favorisce il bipolarismo, solo un auto-proclamato 'antisistemà come Macron (ma profondamente inserito nella stessa élite che vuole riformare) poteva sfidare la donna che vuole capovolgere la Quinta repubblica francese. Giovane, bello e intelligente, con l'atteggiamento del primo della classe, l'ex ministro dell'Economia è diventato con i suoi 39 anni il grande favorito per guidare l'Eliseo per i prossimi cinque anni, stando ai sondaggi. Per lui dopo il primo turno di voto si è schierata gran parte del mondo politico, dentro e fuori la Francia, in funzione anti-Le Pen. A partire dal presidente socialista François Hollande, sino al conservatore sconfitto al primo turno François Fillon e all'ex presidente americano Barack Obama. Solo un anno fa Macron era ancora un ministro semi-sconosciuto che a malapena riusciva a far avanzare una timida legge liberalista e che era più noto per i suoi toni che per la sua influenza sulle casse del Paese. La polemica ha dominato buona parte del suo incarico al ministero, da dove più volte ha sottolineato le divergenze con la linea governativa e non ha esitato a confrontarsi con l'ex premier Manuel Valls, mentre il suo sostenitore, il presidente Hollande, restava in silenzio. La continua ricerca di un profilo diverso, alla destra del partito socialista ma con tinte rivolte al sociale che lo allontanano dai conservatori, ha trasformato Macron in un'entità strana nella politica francese: un liberale. E così, ad esempio, è diventato la nemesi quasi perfetta di Le Pen: due 'outsider' con visioni opposte.
Figlio di due medici di Amiens (nel nord della Francia), si è formato nel grande vivaio degli incarichi pubblici francesi, l'Ena, la Scuola nazionale di amministrazione. Dopo aver terminato gli studi, ha iniziato a lavorare come ispettore delle finanze, prima di entrare nel mondo dell'impresa privata, con un posto alla banca Rothschild nel 2008, di cui divenne socio. L'incarico gli ha fatto guadagnare l'etichetta di 'amico della finanzà dai suoi rivali, nonostante Macron abbia insistito più volte che è ciò che lo distingue dai politici di professione che vivono grazie al denaro pubblico. "Io non voglio una carriera politica, non voglio stare qui per 15 anni", ha dichiarato in un recente comizio a Parigi. Come banchiere, ha unito il suo lavoro alla collaborazione con l'allora candidato alla presidenza Hollande. Convinto che la "politica sia un droga pesante", è entrato all'Eliseo nel 2012 insieme a Hollande come segretario generale aggiunto e lì è stato architetto delle prime riforme economiche avanzate dal presidente socialista.
Il suo peccato originale, non essere mai stato eletto a un incarico, gli ha impedito di diventare ministro del Bilancio nel primo governo Valls, nel marzo del 2014: ma non fu così cinque mesi dopo, quando assunse l'incarico di ministro dell'Economia sostituendo Arnaud Montebourg, a sua volta aspirante alla presidenza nelle primarie. La sua intenzione di comandare in solitaria divenne chiara un anno fa con la nascita del movimento politico 'En marche !', piattaforma ispirata alla campagna di Obama negli Stati Uniti da cui lanciò la sua candidatura presidenziale, dopo le sue dimissioni dal governo ad agosto. Appassionato musicista (ha ottenuti diversi premi come pianista al conservatorio di Amiens) e di filosofia, la sua presenza costante sui media francesi gli è valsa grande visibilità.
Ed è diventato anche oggetto del gossip nazionale, visto che la moglie, Brigitte Trogneux, è una sua ex professoressa, più anziana di lui di 24 anni. I più vicini alla coppia ammettono l'enorme influenza che la moglie esercita sul candidato e sul ruolo attivo che lei svolge nel prendere le decisioni sulla loro esposizione mediatica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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