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Le migrazioni che ridisegnano l'America: così il Paese diventa più spaccato

Il 30% degli americani dice di essere pronto a cambiare Stato. Democratici e Repubblicani preferirebbero andare in Stati che li rappresentano di più sotto il profilo ideologico, il segno evidente di una società ancora più polarizzata

Le migrazioni che ridisegnano l'America: così il Paese diventa più spaccato

Non è un mistero che gli Stati Uniti siano un Paese diviso e sempre più incattivito. Repubblicani e Democratici, sono sempre più lontani, due mondi che ormai non si parlano. Frequentano ambienti diversi, consumano prodotti culturali diversi, hanno universi valoriali inconciliabili. In modo un po’ grossolano qualcuno ha iniziato anche a parlare di nuova guerra civile. Una sorta di scontro che ricorderebbe il sanguinoso conflitto fratricida di metà Ottocento. Ma quella guerra era tra Nord e Sud aveva una forte componente geografica. Oggi la società americana è parcellizzata, divisa all’interno delle stesse comunità. Difficile pensare a uno scontro aperto. Eppure qualcosa potrebbe cambiare. Gli americani, soprattutto quelli con un’identità politica forte, hanno sempre più voglia di auto-segregarsi.

Un Paese in movimento

L’America è un Paese fondato sulla mobilità. Per la gran parte degli americani non è insolito compiere traferimenti periodici da uno Stato all’altro. A tutte le età: per l’università, per lavoro, per le tasse o la pensione. Un recente studio condotto da Axios e Ipsos ha evidenziato come almeno il 30% degli americani abbia intenzione di trasferirsi in un altro Stato entro sei mesi: parliamo di quasi 100 milioni di persone. È come se da noi in Italia volessero spostarsi tutti gli abitanti di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.

Tra questi gli afroamericani e gli ispanici si confermano i più desiderosi di partire. In generale, nota il rapporto, la regione principale di questa volontà di muoversi è economica, riguarda il costo della vita, il lavoro o necessità famigliari. Ma già su questo aspetto c’è una piccola spaccatura tra Democratici e Repubblicani: solo per il 45% dei primi il costo della vita è una ragione per cambiare aria, mentre tra gli elettori del Gop la percentuale sale al 63%. Non solo. Il 38% dei conservatori contro il 23% dei progressisti ha detto che le tasse sono un elemento chiave nello scegliere se muoversi e verso dove andare.

Il rischio di un Paese ancora più spaccato

Alla componente economica se ne sta aggiungendo una ancora più delicata e complessa: quella ideologica. Sì, perché sempre più americani stanno pensando di cambiare aria per questioni politiche e sociali. Il 51% dei Repubblicani è pronto ad andare verso uno Stato Rosso (cioè a maggioranza conservatrice), mentre solo il 20% sarebbe disposto a spostarsi in uno Stato blu (cioè dem). Tra i Democratici le percentuali sono po’ meno nette ma la tendenza è la stessa: il 48% punterebbe a uno Stato blu e solo il 25% a uno stato rosso.

Né destra né sinistra vengono risparmiati da questo nuovo approccio ideologico. Il 58% dei Repubblicani e il 55% dei Democratici hanno detto di volersi spostare in uno Stato in cui ci sia un governo che riflette la loro visione politica. E questi numeri sfiorano il 70% quando si parla di valori sociali e culturali.

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Il boom del mercato edile a Dallas, in Texas

Questo è particolarmente vero per i democratici. Per loro a pesare sulla scelta sono alcuni parametri molto chiari come l’equità razziale, il rispetto dei diritti civili delle minoranze e della galassia Lbgtq. Ma soprattutto per l’accesso all’aborto. La fine della Roe vs. Wade, la sentenza che garantiva l’aborto a livello federale cancellata dalla Corte suprema in giugno, sta convincnendo molti dem a fare le valige. L’interruzione volontaria di gravidanza è tornata al controllo dei singoli Stati e questo ha avuto degli effetti notevoli sui cittadini e la loro opinione su quale sia il luogo migliore di vivere.

Chris Jackson, sondaggista Ipsos, ha spiegato ad Axios i risultati della ricerca in modo molto semplice: “la maggior parte delle persone cercano di andare in un luogo sicuro per se stessi e per la propria identità”. Justin Gest, professore di demografia della George Mason University ha spiegato che l’aspetto economico rimane preponderante nella scelta di dove andare a vivere, ma che le tendenze legate a questioni politiche, ideologiche o identitarie, saranno crescenti. Pensiamo ad esempio anche alle armi da fuoco. Leggi più o meno permissive sul possesso di pistole e fucili finiranno col “far spostare” democratici e repubblicani in direzioni opposte.

Linee di tendenza

Sia chiaro qui si parla di linee di tendenza non di migrazioni di massa che ridisegneranno in breve tempo interi Stati. Né che si assisterà a una nuova divisione forte tra stati rossi e blu simile a quella che separò l’Unione dalla Confederazione. Eppure la tendenza può destare più di qualche preoccupazione. Circondarsi di persone e istituzioni con le quali si è allineati su tutto è una tendenza umana comprensibile, ma in un Paese come gli Stati Uniti l’impatto può essere molto forte dato che mette in crisi il principio dell'Unione nella diversità. Per intenderci quello inciso nello stemma dello Stato, E pluribus unum.

Intanto possiamo basarci sui dati reali e i numeri confermano un Paese in fermento, anche se per ora a beneficiarne sono soprattutto gli Stati rossi. Stando agli ultimi dati disponibili dello Us Census Bureau gli Stati che nel 2021 hanno visto un aumento della popolazione sono stati il Texas, la Florida, l’Arizona, il Nord Carolina e la Georgia. Tra questi solo il terzo ha mostrato tendenze oscillanti nel voto, tutti gli altri sono ancora saldamente conservatori.

Diversi Stati dem hanno invece perso popolazione, come New York, Illinois, Hawaii e California. Sempre parlando di tendenza si può dire che da diversi anni il Nord-Est e il Midwest stanno perdendo popolazione in favore del Sud e dell’Ovest. Movimenti che ridisegneranno il destino di molti di loro, equilibri politici compresi. Ad esempio molti si chiedono quando i Texas diventerà blu.

L'ultima grande linea di faglia, anche quella pericolosa riguarda invece la differenza tra centro e periferia, tra gli Stati Uniti dei grandi centri urbani e quelli delle aree rurali. Due mondi, il primo dem, il secondo conservatorie che non si parlano più. Secondo il censimento del 2020 (condotto nel 2021 a causa della pandemia) le aree metropolitane sono cresciute del 9% mentre meno della metà delle 3.143 contee di tutta l'Unione non ha visto aumenti di popolazione.

Una sorta di lenta "desertificazione" dell'America profonda che non potrà non avere conseguenze.

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