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Turchia, l'Akp incassa il primo "sì" per togliere l'immunità ai politici

Se passerà l'emendamento alla Costituzione, molti uomini dell'opposizione rischiano di finire in manette per sostegno al Pkk

Turchia, l'Akp incassa il primo "sì" per togliere l'immunità ai politici

La decisione finale del parlamento è arrivata in serata. Con 348 "sì" e 155 voti contrari, su un totale di 550 seggi, l'assemblea turca ha deciso di aprire il dibattito sull'emendamento costituzionale che potrebbe portare all'eliminazione dell'immunità per chi siede nell'arco politico.

Un numero sufficiente ad andare alla seconda seduta plenaria, che si riunirà venerdì ad Ankara, ma non per approvare la norma senza un quesito referendario. Una circostanza che sembra non spaventare l'Akp, che ha proposto l'emendamento, ma che di certo richiederà uno sforzo differente rispetto a un via libera direttamente in aula.

"Non abbiamo paura di niente", aveva commentato prima che l'aula si riunisse Bulent Turan, parlamentare del partito di maggioranza (317 seggi) di cui fa parte anche il presidente Recep Tayyip Erdoğan. L'Akp dovrà tuttavia sperare di trovare altri voti se vuole raggiungere quota 367, ovvero i due terzi dell'arco parlamentare.

Pare certo il sostegno dei nazionalisti del Mhp (forte di 40 seggi), che tuttavia sconta una crisi interna, con un manipolo di dissidenti pronti a destituire il leader Devlet Bahçeli. L'ago della bilancia potrebbe essere a questo punto il repubblicano Chp, secondo partito in Turchia. Dopo che a maggio avevano sostenuto in commissione la norma, oggi i repubblicani hanno votato contro.

Se l'emendamento per eliminare l'immunità parlamentare dovesse passare, una mole ingente di inchieste è pronta ad abbattersi sul capo dei deputati. Al momento, in Turchia, è proibito alla giustizia indagare gli eletti. La polizia si limita a preparare dossier su cui si lavora poi quando i politici decadono dal loro ruolo.

Sono 667 i fascicoli aperti, che riguardano 138 deputati. Già 75 i procedimenti a carico di Selahattin Demirtaş, co-leader del filo-turco Hdp. Da tempo il partito di governo accusa i suoi uomini di una posizione poco trasparente nei confronti dei guerriglieri del Pkk, con cui si sono riaccesi duri scontri dopo che a luglio dello scorso anno è venuta meno la tregua che reggeva dal 2013.

A complicare ulteriormente la situazione attentati come quello che ha colpito Ankara a marzo, in cui 37 persone sono rimaste uccise per mano di uomini del Tak, fazione militante curda da cui il Pkk sostiene di avere preso le distanze, per le posizioni troppo radicali (tra le loro tattiche l'utilizzo di attentatori suicidi), ma che le autorità considerano come diretta emanazione del "Partito dei lavoratori".

Dal canto loro, gli uomini del Hdp accusano Erdogan e i suoi di volerli eliminare dalla vita politica del Paese, nonostante i quasi 60 seggi conquistati alle ultime elezioni.

Se l'immunità dovesse cadere, in molti potrebbe essere perseguiti con accuse di sostegno alla guerriglia curda.

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