La Moratti batte i pugni: tre no alla moschea

Il sindaco-sceriffo piace al popolo del Pdl. Che regala ovazioni e applausi a Letizia Moratti quando assicura che «Milano non avrà una moschea finchè non ci sarà una legge nazionale», l’Italia e con Sarkozy perchè «dobbiamo poter espellere i nomadi che non seguono le regole, devono capire che nella nostra città non è un posto dove rimanere ma l’Ue non può lasciarci soli nella battaglia». Il «buonismo alla Veltroni non paga e non pagherà mai». Ieri alla festa del Pdl al fianco di Gianni Alemanno per un confronto-scontro tra Milano e la Capitale, la Moratti non ha perso occasione per battere cassa. Perchè «Roma capitale è «nella storia e nella Costituzione, ma accanto a quelli per Roma devono essere messi in campo strumenti per rendere giustizia a tutti gli enti locali che in questi anni sono stati virtuosi. Non possiamo più pagare per gli sprechi e i deficit creati da altri». E quando ricorda che entro fine anno verrà aperto il nuovo Museo di arte contemporanea all’Arengario, si augura di «avere una piccola, piccolissima parte di quello che ha avuto Roma per il Maxxi».

Dopo il successo di Cattelan e del «dito medio» davanti alla Borsa che in molti adesso vorrebbero permanente, si prende una rivincita: «La nostra città può permettersi di rompere gli schemi, non siamo provinciali». E sulla corsa del 2011 anticipa: «L’area metropolitana sarà oggetto del programma elettorale. Va inteso come decisione volontaria di mettersi insieme per strategia comuni su alcuni temi».

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