Morti sulle piste ciclabili. Slittano le sentenze Granelli

A dicembre l'assessore rischia una doppia condanna per i due incidenti mortali in via Sforza e viale Brianza

Morti sulle piste ciclabili. Slittano le sentenze Granelli
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Veronica D'Incà, 38 anni, a bordo di una bicicletta, fu investita da un camion nel febbraio 2023 in viale Brianza, lasciando una bambina di 6 anni. Cristina Scozia, 39 anni, massaggiatrice olistica e personal trainer, morì nella primavera di quello stesso anno, travolta da una betoniera su una pista ciclabile tra via Francesco Sforza e corso di Porta Vittoria. Le due donne, secondo la procura, persero la vita non per una tragica fatalità, ma per la presunta negligenza degli amministratori comunali che istituirono piste ciclabili irregolari e non conformi. Contribuendo così alle dinamiche di quegli incidenti mortali.

Rischia quindi una doppia condanna l'ex assessore alla Mobilità, ora con delega alla Cura del territorio, Marco Granelli, da tempo volto simbolo dell'amministrazione guidata dal sindaco Giuseppe Sala. Granelli mise la sua firma su un'ordinanza nel 2020, in piena pandemia, sull'istituzione di una pista ciclabile in via Sforza. Nel mirino della procura anche l'ultimo tratto di pista ciclabile che attraversa viale Monza e che, anche in questo caso, l'assessore avrebbe autorizzato. La procura di Milano, ieri con la pm Barbara Benzi e lo scorso 25 settembre con il collega Mauro Clerici (entrambi del dipartimento guidato dall'aggiunta Tiziana Siciliano) hanno insistito nel chiedere la condanna: a un anno e quattro mesi per la morte di D'Incà e a un anno per quella di Scozia. Chieste condanne nel caso di D'Incà anche per l'autista del tir e per un dirigente di Palazzo Marino. E per il caso di Scozia a due anni e quattro mesi per l'autotrasportatore che potrebbe decidere di chiedere un patteggiamento.

Sui procedimenti che riguardano le due vittime della strada, il giudice Alberto Carboni deciderà il prossimo 17 dicembre, dopo le repliche dei pm alle arringhe difensive di ieri in udienza. Nell'inchiesta sulla morte di Scozia, come il pm aveva messo in luce, non c'erano cordoli di protezione per separare la carreggiata per le auto dalla ciclabile. Come si leggeva nell'avviso di conclusione delle indagini, nei pressi della Biblioteca Sormani la pista di via Sforza, autorizzata in via sperimentale per un anno dal ministero dei Trasporti, era poi corredata da una "segnaletica non conforme alle prescrizioni del Codice della strada (...) in quanto contraddittoria" e "atta a cagionare confusione negli utenti della strada" e "a incrementare il pericolo".

In sostanza, la pista era stata dipinta a terra e con segnalazioni ritenute poco chiare sulle svolte, all'altezza di un semaforo. Granelli, con il difensore Franco Rossi Galante e gli altri dirigenti comunali imputati, hanno presentato invece memorie per evidenziare che il comportamento dei rappresentanti dell'amministrazione fu regolare.

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