Una mostra e due convegni al Crt per ricordare Jerzy Grotowski

A distanza di trent’anni dal progetto che il Crt organizzò per promuovere l’autore e regista Jerzy Grotowski in Italia (dal titolo «La frontiera del Teatro», 1979), lo stesso teatro fa il punto su una figura peculiare nel panorama dello spettacolo. Si è infatti aperta ieri la mostra-convegno su Grotowski (1933, Rzeszow, Polonia-1993, Pontededera) al Crt-Teatro dell’Arte (viale Alemagna 6, tel. 02-881298, www.teatrocrt.it, ingresso libero) fino al 31 gennaio, che avrà oggi incontri durante l’intera giornata. Si comincia alle 10 questa mattina, con una dibattito che vedrà la partecipazione dei maggiori esperti del regista, come l’artista Maurizio Buscarino, Sisto Dalla Palma, direttore del Crt, e Ludwig Flaszen (che curava l’aspetto della parola nel lavoro di Grotowski), oltre al regista Gabriele Vacis e al giornalista Renato Palazzi. Per quanto riguarda la mostra, invece, Maurizio Buscarino presenta la sua «Polvere»: oltre ad aver raccolto un buon numero di documenti su Grotowski dagli archivi del Crt, ha montato in sequenza tutte le fotografie che aveva scattato per la messinscena di «Apocalypsis» a Milano nel ’79. Sarà visibile anche il filmato-documentario di Ermanno Olmi su «Apocalypsis cum figuris», anch’esso del 1979, appena restaurato dalla Rai, che il regista aveva realizzato proprio per lasciare una testimoianza concreta di Grotowski. «Tra il ’75 e il ’77, per portare Grotwski a Milano, abbiamo dovuto affrontare mille difficoltà - dice Dalla Palma -. La sua concezione di teatro ha comportato una rivoluzione. Negli anni Settanta, ancora in molti non capivano le sue idee, e noi del Crt eravamo accusati di fare un teatro di “setta”, in cui il corpo andava contro la parola».
È da Grotowski in poi, infatti, che si comincia a parlare di «teatro laboratorio», ovvero un lavoro di gruppo, di ricerca continua tramite il corpo e l’azione. La parola assume un valore diverso dal solito per il regista polacco, e lo si vede chiaramente nei due video presenti in mostra, che riprendono lo stesso spettacolo di Grotowski, «Apocalypsis cum figuris», in due occasioni diverse. Annamaria Cascetta, docente di drammaturgia alla Cattolica, presente domani a entrambi gli incontri, spiega: «I nostri sono anni di trapasso antropologico e culturale, in cui la crisi riveste un ruolo d’importanza notevole. Anche quelli in cui Grotowski operava furono anni difficili, e la sua rivoluzione consistette appunto nel portare il teatro dalle parole al corpo, rappresentando un cambiamento davvero importante rispetto alla tradizione».

La visione del video chiarisce questi concetti: da come gli attori si muovono, dalle parole che pronunciano: il rumore è vibrazione fisica, è corpo che freme, è sguardo, muscoli che si contraggono. «Apocalisse vuol dire rivelazione. E qual è la rivelazione? Quella che si scopre con Grotowski: la libertà dell’attore in scena; con lui il teatro diventa rivelazione di sensi profondi» conclude la professoressa.

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