La sperimentazione, il successo, la malattia. Così "nacque" Franco Battiato (e cambiò nome)

Il 18 maggio 2021 moriva Franco Battiato, l’artista che ha saputo unire musica, filosofia, spiritualità e sperimentazione come pochi altri nella storia della canzone italiana

La sperimentazione, il successo, la malattia. Così "nacque" Franco Battiato (e cambiò nome)
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Lo scorso 12 marzo Franco Battiato avrebbe compiuto 80 anni, sessanta dei quali passati a fare musica, sperimentare, scrivere opere ma anche dipingere e cimentarsi nella politica. Oggi, invece, il pubblico lo ricorda nel quarto anniversario dalla scomparsa. Il Maestro è stato uno degli artisti più influenti della musica italiana, un vero e proprio innovatore capace di fondere diverse influenze musicali e culturali. Nato a Jonia, in Sicilia, il cantautore iniziò la sua carriera negli anni '60, ma raggiunse la notorietà solo nel decennio successivo, quando la sua musica si arricchì di elementi sperimentali e concetti filosofici e spirituali. Alla continua ricerca di qualcosa di diverso e innovativo, Battiato ha saputo combinare generi differenti come il pop, il rock, la musica elettronica e quella classica ma anche ritmi etnici, creando uno stile unico e personale, che ha attraversato generazioni. Album come Fetus, Clic e La Voce del Padrone hanno segnato la musica italiana, introducendo nuove sonorità e tematiche trascendentali. Tra le sue canzoni più celebri ci sono Cuccurucucù, Voglio vederti danzare, La cura e Centro di gravità permanente, brani in cui la musica si fonde con riflessioni filosofiche sul senso della vita e della ricerca interiore.

L'amicizia e l'influenza di Giorgio Gaber

Il rapporto che legava Franco Battiato e Giorgio Gaber era profondo e segnò l'inizio della carriera di Battiato. A raccontarlo fu il cantautore siciliano in un'intervista rilasciata ad Avvenire dopo la morte di Gaber: "Nell’inverno del 1964 ero stato assunto nel cabaret milanese di Tinin e Velia Mantegazza, il Cab 64. Aprivo le serate cantando canzoni siciliane che fingevo barocche… Gaber una sera mi avvicinò invitandomi ad andarlo a trovare. Iniziò un'amicizia e a poco a poco mi incaricò di scrivere delle cose fino a produrmi La torre, il primo vero 45 giri".

Fu Gaber, infatti, nel 1967 a fargli avere uno dei suoi primi contratti discografici e a farlo esordire in televisione come ospite del programma "Diamoci del tu" condotto da Giorgio Gaber e Caterina Caselli. In quell'occasione Gaber suggerì all'amico di cambiare il suo nome, Francesco Battiato, in Franco per evitare che si confondesse con quello di Francesco Guccini, anche lui emergente di quegli anni. "Da quel giorno in poi tutti mi chiamarono Franco persino mia madre", scherzò Battiato.

Il ritiro e la malattia degenerativa

Dopo trenta album, migliaia di concerti e decine di riconoscimenti Franco Battiato si ritirò dalla scena pubblica nel 2017. Non prima di avere lasciato al pubblico l'album testamento "Torneremo ancora", un'opera intimista in chiave orchestrale con cui diede musicalmente l'addio alla scena artistica italiana. A costringerlo al ritiro fu una malattia degenerativa della quale si seppe ben poco. "Non possiamo dire che stia male, quando lo sentiamo al telefono dice di stare bene. Ma non sta sufficientemente bene da poter essere qui a parlare con tutti noi", confessò il manager, Franz Cattini, nel 2019 annunciando il ritiro del cantautore.

Una condizione che degenerò rapidamente tra il 2017, anno di due gravi infortuni domestici, e il 2021 quando morì per le conseguenze di un mieloma multiplo. "Combatteva con una malattia che lo aveva costretto a parlare pochissimo", confessò l'amico padre Orazio Barbarino, che fu uno degli ultimi a vederlo in vita.

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