La famiglia del bosco è diventata un simbolo di questo periodo storico e il direttore de il Giornale, Tommaso Cerno, ne ha parlato questo pomeriggio su Rai Uno nello spazio dedicato all'attualità durante Domenica In, condotto assieme a Mara Venier. "La favola qui diventa un incubo perché i giudici portano via tre bambini ai genitori del bosco perché ritengono che le condizioni in cui questi bambini vivevano, si istruivano e socializzavano, era qualcosa di sbagliato per la loro educazione. E vengono portati nelle strutture protette dove i magistrati devono decidere se restituirli ai magistrati", ha spiegato il direttore nella sua introduzione, portando le ragioni di chi, da una parte, ritiene giusti che i bimbi vengano affidati a chi ha su di loro una gestione "tradizionale" e chi, invece, sostiene che sono comunque felici nell'ambiente in cui sono cresciuti, studiando senza scuola e con uno stile di vita alternativo.
Maria Rita Parsi, psicopedagogista, ha sottolineato che la famiglia è "la prima agenzia educativa sulla quale investire e accanto ci dev'essere la scuola e l'unica cosa che io non condivido con questa famiglia è che, anche se educati, i bambini non andassero a scuola. La socializzazione è importante, la scuola è un ponte". Giovanna Botteri, giornalista, interrogata da Cerno sull'azione dello Stato, ha spiegato che "per i bambini così piccoli è terribili essere portati via" ma "forse c'è da aiutare la famiglia". I bambini, ha proseguito, "non parlano l'italiano, parlano l'inglese ma vivono in Italia, con i bambini che socializzazione possono avere? Nessuno contesta la scelta di vita, che è bellissima, quello che si contesta è che all'interno di questa scelta devi tutelare i bambini".
"Ci vorrebbe poco", ha aggiunto Venier. "Siamo tutti un po' ipocriti, il discorso di Giovanna è perfetto nel Paese dei balocchi ma la scuola che trovano parla l'italiano? Integra? O è quella dei genitori che porta la scuola in tribunale perché i figli hanno preso 5 e poi scopri alle medie e poi alle superiori che non insegna più perché l'integrazione non c'è neanche lì? Cioè, alla fine, questo isolamento mostra uno spaccato che alla fine è molto simile a quello di chi frequenta una società normale", ha proseguito il direttore Cerno. "La felicità dei bambini non siamo capaci di misurarla perché per noi il luogo comune è che devi fare quello che fanno gli altri. Il tema è: questi bambini socializzano solo in inglese? Quanti non parlano italiano nelle scuole in Italia? Quanti studiano già in inglese?".
Il direttore ha poi ricordato che "ci sono interi gruppi etnici in questo Paese che sono meno del 2% di scolarizzazione della scuola media, di cui nessuno parla e di cui appena ne parli ti dicono che sbagli tu". Quindi, Cerno, ricollegandosi al gesto di generosità di Al Bano, che ha invitato la famiglia a vivere a Cellino San Marco perché, ha detto il cantante, "io ho vissuto come loro", ha riportato la propria esperienza personale, raccontando che sua nonna "aveva il bagno fuori, una casa molto simile. Ci sono turisti che pagano per avere case così e vivere come una volta. Sono venuto su decente. Andavo a scuola ma andavo anche in giro, ho imparato tantissime cose fuori: avevo ancora i professori che ti portavano a lezione nel bosco. Non avevamo questa idea sterile dell'educazione: questi bambini probabilmente stanno molto meglio di migliaia di italiani che stanno all'apparenza nella norma e non sappiamo cosa succede. Io sono il ragazzo della via Gluck".