
L'Organizzazione non governativa Sea Watch non ha mancato l'occasione di aggredire il governo sfruttando il naufragio di Lampedusa. L'imbarcazione che si è ribaltata al largo di Lampedusa ha causato diverse vittime e in tanti, non solo la Ong, hanno puntato il dito contro l'esecutivo. Al contrario, sono stati pochi a sottolineare che la responsabilità di questo ennesimo naufragio dev'essere in capo ai trafficanti che organizzano le traversate, che utilizzano imbarcazioni che non galleggiano e le sovraccaricano, che mettono in pericolo la vita delle persone in cambio di denaro. Contro di loro l'Ong non ha puntato il dito in queste ore, preferendo mettere nel suo mirino principalmente Giorgia Meloni e Matteo Piantedosi, che hanno affidato ai social i loro comunicati. Ma il vento è cambiato e anche gli utenti si stanno rendendo conto che le accuse di Sea Watch sono strumentali.
"Quando si consuma una tragedia come quella di oggi, con la morte di decine di persone nelle acque del Mediterraneo, sorge in tutti noi un forte sentimento di sgomento e compassione. E ci troviamo a misurare l'inumano cinismo con cui i trafficanti di esseri umani organizzano questi loschi viaggi. Insieme al profondo cordoglio per le vittime, alla pietà per quanti hanno perso la vita", si legge nella nota del presidente del Consiglio. "Rinnoviamo pertanto l'impegno a contrastare questi trafficanti senza scrupoli nell'unico modo possibile: prevenire le partenze irregolari, gestire i flussi migratori. Che la tragedia di oggi sia avvenuta nonostante un dispositivo internazionale pronto e operativo ci avverte, infatti, che il doveroso intervento di soccorso non è una misura sufficiente e, soprattutto, non risolve le cause del drammatico problema", ha concluso il premier. Dopo aver tirato il mezzo Almasri, diventato un tema acchiappalike per la Ong, nella risposta di Sea Watch a Meloni si legge: "Il governo italiano è complice di queste stragi. Il soccorso in mare e i canali d'ingresso sicuri sono l'unica soluzione per salvare vite".
Il ministro dell'Interno, invece, nel suo messaggio ha voluto sottolineare che "questo drammatico episodio conferma, ancora una volta, l’urgenza di prevenire, sin dai territori di partenza, i pericolosi viaggi in mare e di combattere senza tregua lo spietato affarismo dei trafficanti di esseri umani che alimenta questo fenomeno. La tragedia di oggi è avvenuta nonostante la presenza di un dispositivo di soccorso in prontezza operativa, composto da diversi assetti nazionali e unità navali private. È nostro dovere continuare, con determinazione e fermezza, a contrastare questo vergognoso commercio di vite umane e a proteggere chi rischia di esserne vittima". La Ong, che ha da sempre una strategia comunicativa aggressiva, ha replicato: "Se lei avesse un minimo di decenza rassegnerebbe le dimissioni. E invece rivendica la sua strategia criminale. Si vergogni". Ancora una volta la Ong sembra voler dettare la linea politica di un governo democraticamente eletto, che ha l'unica colpa di non assoggettarsi alle prepotenze di soggetti esterni su temi di questa rilevanza.
"La Germania potrebbe mandare gli aerei in Libia e farli arrivare in Germania in tutta sicurezza, perché non lo fa?", è la domanda di un utente alle dichiarazioni della Ong. La Germania, per altro, è quel Paese che ha tagliato i fondi alle Ong del mare, considerando che la maggior parte di loro, che operano nel Mediterraneo centrale con la pretesa di sbarcare in Italia, sono tedesche.