"Non vi vogliamo". Il collettivo minaccia Meloni, Mattarella e von der Leyen

Dopo il manichino appeso a testa in giù rappresentante il presidente del consiglio Giorgia Meloni, il Laboratorio Cybilla annuncia una nuova protesta

La protesta del collettivo della scorsa settimana
La protesta del collettivo della scorsa settimana

"Nel caso non fosse chiaro, lo ribadiamo: non siete e non sarete benvenuti, né a Bologna né altrove". Questo il messaggio che le rappresentanti del Laboratorio Cybilla hanno ribadito proprio nelle scorse ore. E lo hanno indirizzato al presidente del consiglio Giorgia Meloni, al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e alla presidente della commissione europea Ursula von der Leyen (attesi nel capoluogo dell'Emilia Romagna il prossimo 24 novembre per l'inaugurazione del "supercomputer" del polo tecnologico locale) anticipando l'intenzione di inscenare una nuova protesta nei loro confronti.

Il collettivo femminista da più parti considerato vicino alla sinistra ha infatti disposto in un messaggio pubblicato sulla pagina Facebook un'adunata che dovrebbe concretizzarsi proprio domani alle 17.30 in una via centrale della città emiliana: un'assemblea per decidere il da farsi ed organizzare le proteste in via dell'appuntameto della prossima settimana. Si tratta dei medesimi antagonisti che qualche giorno fa protestarono appendendo a testa in giù un fantoccio rappresentante Meloni. E che a quanto sembra stanno organizzando un'altra manifestazione, dopo aver espresso nuovamente la propria posizione in merito ai fatti della scorsa settimana. "A quanto pare è bastato un manichino per suscitare tanto clamore, quando un manichino è ciò che ogni giorno nelle pubblicità viene fatto dei nostri corpi di donne, relegando alcune di noi a statici oggetti, altre ancora all'invisibilità - ha ribadito il collettivo in un comunicato a tratti surreale pubblicato sulla propria pagina Facebook - l'impossibilità di avere una casa e un'autonomia ci relega a contesti che per noi non sono "safe", ci vincola a legami familiari che minano la nostra possibilità di scelta e di autodeterminazione".

Una vicenda che continua ancora adesso ad infiammare il dibattito pubblico emiliano (e non solo) anche e soprattutto a livello politico. E Galeazzo Bignami, vice-ministro alle Infrastrutture di Fratelli d'Italia, non ha risparmiato una "stoccata" al centrosinistra, nella città amministrata dal sindaco Pd Matteo Lepore. Il motivo? Una condanna del gesto da parte loro che c'è sì stata, ma che l'esponente di FdI ha evidentemente giudicato troppo "tiepida". "Doppiopesismo e doppia morale. Come sempre.

Se a commettere aggressioni e violenze fossero stati altri, avremmo sentito cori di condanna e allarmi democrazia a spron battuto - il suo pensiero, espresso in una nota pubblicata sulla sua pagina Facebook istituzionale - se i criminali sono di sinistra, prosegue l’ambiguità dei soliti noti". La tensione nella realtà felsinea resta insomma piuttosto alta, ad otto giorni dall'"evento".

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