"Milano per me è simbolo di rifugio, una città per le seconde occasioni, ma gli antisemiti ci disumanizzano". Anshel Pfeffer, scrittore israeliano, corrispondente in Israele dell’Economist ed editorialista di Haaretz, ricorda il rapporto speciale che ha con il nostro Paese e commenta l’antisemitismo esploso dopo l’attacco di Hamas.
Che legame ha con l’Italia?
"Mia nonna era fuggita dalla Germania nazista prima che la sua famiglia venisse rinchiusa nei campi di concentramento. Mio nonno, la cui intera famiglia è stata sterminata nei campi, è sopravvissuto ed è arrivato a Milano dopo la guerra".
Come si sono conosciuti i suoi nonni?
"Si sono conosciuti nel Secondo dopoguerra. A Milano in sessant’anni hanno creato la loro famiglia e ricostruito la loro vita da zero. E questo è ciò che rappresenta Milano per me: una città dove le persone vengono accolte e possono avere una seconda occasione nella vita. Mi rifiuto di accettare che chi nega l'umanità altrui possa in qualche modo rappresentare Milano".
Il 29 ottobre nelle stazioni del metrò sono apparsi i manifesti con i volti dei civili rapiti e tenuti in ostaggio da Hamas a Gaza. Che cosa ha provato quando ha saputo che i volantini sono stati strappati e la sera sono comparse delle svastiche sui muri in città?
"Non so se si tratti solo di una minoranza. Non voglio rinunciare all'idea di Milano che ho sempre avuto nella mia mente. Da bambino sono andato a trovare i miei nonni diverse volte e ho ancora amici e parenti lì. Per me sarà sempre un luogo simbolo di rifugio e voglio sperare che queste persone non rappresentino affatto Milano. So che esistono individui così, gli antisemiti sono ovunque purtroppo".
Cosa ne pensa di questa recente ondata di antisemitismo globale?
"Non credo che sia una novità. Ovviamente l’antisemitismo non è mai sparito. Lo si vede ora alla luce del sole, ma non dobbiamo illuderci che fosse scomparso. Perciò non ci vedo niente di nuovo. Chiunque voglia dire "Oh, questa faccenda riguarda solo il conflitto israelo-palestinese" dovrebbe chiedersi allora perché a Milano si tolgono i manifesti dei civili scomparsi, oppure perché le scuole e le sinagoghe hanno bisogno di una protezione speciale. Se riguarda solo la guerra, per quale motivo gli ebrei in Italia, in Gran Bretagna, in America e in tutti gli altri Paesi sono minacciati?"
Quindi si commette l’errore di confondere il governo israeliano con il suo popolo?
C’è chi prova a nascondersi dicendo che è colpa di Israele. Non sto dicendo che Israele non debba essere criticato: sono un giornalista che lavora per un giornale di sinistra nel mio Paese, critichiamo sempre le politiche del nostro governo, ma questa volta non si tratta di criticare Israele. Si tratta di disumanizzare le persone.
E gli israeliani come dovrebbero rispondere a questo moralismo?
Gli israeliani sono abbastanza occupati ora. Anche se lo volessero, non potrebbero nemmeno scendere in piazza a protestare. Oltre 1.400 persone sono state uccise, 240 sono tenute prigioniere. C'è una guerra. E il fatto che il nostro primo ministro non si renda conto di dover agire diversamente non significa che l'opinione pubblica israeliana debba negarsi il diritto di difendersi da Hamas.
Cosa si potrà fare per liberare gli ostaggi? La guerra continuerà?
È una situazione impossibile per qualsiasi Stato, perché da un lato c'è un'organizzazione terroristica molto grande, e nessun Paese può permettere che un gruppo che ha compiuto tali atrocità contro i cittadini israeliani continui a esistere sul suo confine. Dall'altro lato, Hamas tiene gli ebrei in ostaggio perché vuole creare questo dilemma per Israele. È qualcosa che i militari e la leadership politica devono affrontare.
Ma questo non significa che Israele non debba combattere questa guerra a causa degli ostaggi. Israele deve combattere questa guerra perché è una guerra che è stata imposta a Israele. È una guerra che dobbiamo cercare di condurre mentre ci sono degli ostaggi. Ed è un equilibrio molto difficile da mantenere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.