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Anna Bellisario, morta per un cucchiaino di tiramisù: ecco tutte le ipotesi

Novità sulle indagini per la morte di Anna Bellisario, la ragazza deceduta dopo 10 giorni di coma, per aver mangiato un cucchiaino di Tiramisù vegano

Anna Bellisario, morta per un cucchiaino di tiramisù: ecco tutte le ipotesi

Anna Bellisario è morta dopo 10 giorni di coma all’ospedale San Raffaelle, dopo aver ingerito un cucchiaino di Tiramisù, certificato vegano, che conteneva invece tracce di latte. Questo le ha provocato uno shock anafilattico, portandola poi alla morte. I carabinieri dei Nas, che stanno conducendo le indagini insieme all’Ats (l'Agenzie di Tutela della Salute, ndr) coordinati da Tiziana Siciliano e dal pm Luca Gaglio, dopo i sopralluoghi, sia nel laboratorio che nei punti vendita milanesi che vendevano lo stesso prodotto, avrebbero scoperto che la produzione di biscotti vegani e della crema al mascarpone, avveniva sullo stesso bancone. È possibile quindi che ci sia stata contaminazione tra i due cibi, la cui produzione doveva essere effettuata per legge, in due ambienti separati.

Oltre al Tiramisù hanno analizzato altri prodotti certificati come vegani, scoprendo che anche la maionese conteneva tracce di proteine dell'uovo, che purtroppo era un altro alimento a cui Anna Bellisario era allergica, e che aveva mangiato a sua insaputa, nel panino prima del Tiramisù. Per questo motivo hanno denunciato il rappresentante legale della società, per omicidio colposo, frode nell’esercizio del commercio e vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine. Oltre a lui, è stata denunciata la madre 60enne, che si occupa delle procedure Haccp (un documento redatto da un'azienda alimentare che si occupa di preparazione, produzione, confezionamento, commercio e somministrazione di alimenti, ndr) per la salubrità degli alimenti, e due addette alla preparazione delle pietanze, una donna di 31 anni di origine thailandese, ed una 27enne peruviana.

Come si sono svolti i fatti

A raccontarlo agli inquirenti il fidanzato della giovane che il 26 gennaio, quando è successo il fatto, si trovava con lei nel locale. "Dopo essersi accertata dell'assenza di sostanze pericolose ha assaggiato un cucchiaino di tiramisù", ha raccontato. Subito si è sentita male, ha cominciato a tossire e poi è corsa in bagno per vomitare. Non riuscendoci, ha subito preso il cortisone e il farmaco anti-asma che portava sempre con sé. Poi è svenuta, e non ha mai più ripreso conoscenza. La ragazza è morta dopo dieci giorni di coma all'ospedale San Raffaele di Milano.

Non si è trattata di una leggerezza da parte della vittima, che prima di consumare il dolce nel locale di Milano, ha minuzionsamente controllato l'etichetta chiedendo anche la lista degli allergeni. Questo perché conosceva bene la gravità della sua intolleranza, e si è fidata del prodotto vegano e dell'etichetta che riportava gli ingredienti. Non appena arrivata in ospedale, già in gravi condizioni, il medico di turno dell'Ats, si era recato nel locale per prelevare un campione dal vasetto del dolce, prodotto in un laboratorio di Assago, che dalle prime analisi conteneva tracce di latte. Da alcune indiscrezioni, si viene a conoscenza che presto dovrebbero essere iscritti nuovi nomi nel registro degli indagati. Oltre quelli sopracitati, anche i responsabili del fast food, che serve hamburger vegani, come fatto dovuto, per permettere gli accertamenti necessari.

Il racconto della madre della vittima

"Mia figlia aveva una fortissima allergia al latte e una molto meno grave alle uova" ha raccontato in lacrime la madre della ragazza, che nonostante la tragedia chiede con forza che venga fatta luce e chiarite le responsabilità. La famiglia è seguita dall'avvocato Alberto De Sanctis. Nel frattempo si attendono i risultati dell'autopsia sulla ragazza che dovrebbero arrivare la prossima settimana, e saranno fondamentali per capire quale delle sostanze sia stata per lei fatale. Sul corpo della giovane dovranno essere effettuati anche accertamenti tossicologici specifici. Gli amici di Anna, raccontano di una ragazza molto attenta, per via della sua allergia, che raramente mangiava fuori, ma che in quel locale era stata diverse volte, per questo si sentiva tranquilla.

Saranno quindi le indagini a spiegare come quel dolce che conteneva tracce di latte, e la maionese con traccia di uova, siano finiti lì e se si trattava solo di quei prodotti e non di tutta la produzione.

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