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"A cosa serviva lo spray". La madre che ha ustionato la figlia si difende

"Quel deodorante profumato al borotalco lo usavo anche io spesso", ha detto la donna nell'interrogatorio di garanzia. Sull'affido della figlia di 17 mesi, ancora ricoverata in ospedale, deciderà il tribunale per i minorenni

"A cosa serviva lo spray". La madre che ha ustionato la figlia si difende

È una linea sottile, quella della "inconsapevolezza" delle proprie azioni. Delinea il confine tra ignoranza e cattive intenzioni, e la difesa della donna arrestata per avere provocato ustioni e abrasioni alla sua bimba, spruzzandole addosso uno spray, intende usarla. "Non volevo farle del male, quel deodorante profumato al borotalco lo usavo anche io spesso, non credevo che potesse essere dannoso. Serviva per igienizzare", riassume la 29enne alla gip Patrizia Nobile che questa mattina l'ha raggiunta a San Vittore. È in carcere da ieri, ha chiesto della figlia ed è "provata" - spiegano i suoi avvocati - per quello che è accaduto. E ci mancherebbe. La donna è accusata di maltrattamenti aggravati perché per mesi avrebbe usato lo spray deodorante sulla bambina, di soli 17 mesi, irritandole la pelle e provocandole grande dolore. Lo faceva, secondo le indagini, da quando la piccola aveva appena due mesi. Anche il marito, che non è indagato, è "sconvolto". Sentito come persona informata sui fatti, ha ammesso di sapere che la donna usava lo spray sulla figlia, ma non l'aveva ritenuto un problema. Quindi probabilmente era all'oscuro dei comportamenti della moglie, che forse (sarà da accertare) agiva così per via di un disturbo psicologico o una depressione post partum. Anche se lei non aveva mai chiesto aiuto a una psicologa per il suo disagio e l'unico supporto che gli era stato dato era quello che l'ospedale fornisce ai genitori dei bambini ricoverati. L'idea degli inquirenti è che facendo ricoverare la figlia potesse ricevere maggiore aiuto nella gestione della figlia. Gli avvocati Vincenzo Sparaco e Emanuele Panza hanno chiesto alla gip la scarcerazione della donna (la decisione nelle prossime ore). Se la giudice deciderà di tenerla in cella, con ogni probabilità i difensori faranno anche ricorso al Tribunale del Riesame.

Stanno anche studiando gli atti dell'inchiesta, coordinata dal pm Pasquale Addesso e condotta dalla Squadra mobile guidata da Marco Calì, al fine di valutare se chiedere una perizia psichiatrica. Sull'affido della bambina, che è ancora ricoverata in ospedale, deciderà il tribunale dei minorenni di Milano. "La signora non era consapevole di farle del male, ha agito in totale buona fede", ribadiscono i difensori. Il dipartimento fasce deboli della Procura di Milano ha già svolto accurate indagini anche con l'impiego delle telecamere di sorveglianza dell'ospedale che hanno svelato l'agghiacciante verità.

A questo punto acquisirà tutta la documentazione medica anche in relazione a ingressi e cure precedenti in altri ospedali.

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